Si discute da giorni e si “sprecano” riunioni di Governo per trovare la formula giusta sui divieti e le deroghe per gli spostamenti tra i Comuni, poi però se si arriva in Italia da un Paese estero con malattia (ed evidenti sintomi Covid) si passa senza problemi e si arriva addirittura fino al San Raffale di Milano per farsi curare. Lo strano caso è raccontato oggi su “Libero Quotidiano” da Renato Farina e riguarda un signore di 50 anni conosciuto solo col nome N.S.: dopo le diagnosi di Covid-19 scoperte a Tirana dove abita, l’uomo viene “illuso” dal proprio medico che gli prospetta, come unica vera speranza, le cure del San Raffaele dove «c’è il famoso professor Alberto Zangrillo, anestesista, che è il più bravo di tutti e ha messo a punto una cura che sta dando successo anche in casi gravissimi». Qui il racconto di Farina si fa fitto dato che si interroga su qualcosa che non sappiamo nel dettaglio ma che si intuisce dai fatti riportati: le regole dicono di non viaggiare se non per cause eccezionali e comunque senza ovviamente alcun sintomo della tremenda malattia respiratoria, eppure l’uomo decide di “rischiare” facendo sostanzialmente il furbetto. La storia è strana, lo dicevamo, visto che di certo l’albanese è stato mosso dalla volontà di guarire e di non vedersi spegnere le ultime speranze ridotte al lumicino: di contro però, il viaggio avrebbe provocato problemi agli altri ignari passeggeri e così, di fatto, è avvenuto.
IL CASO ALBANESE E LE FRONTIERE CHE NON FUNZIONANO
«Venerdì 11 dicembre, via Olgettina, ore 18. Arriva in taxi da Malpensa un signore affricato, piegato dal male. Si fa scaricare davanti al Pronto Soccorso del San Raffaele», scrive ancora Farina su “Libero”. Le cure vengono approntate dopo la scoperta del tampone in triage, ovviamente “iper-positivo”: Zangrillo fa partire giustamente le procedure di rito, informando la polizia e l’aeroporto di Malpensa per rintracciare gli altri passeggeri che ignari sono stati in contatto con l’uomo “testardo” nell’inseguire la propria salute infischiandosene di quella degli altri. Qui l’affondo del giornalista, acuto nel cogliere – secondo noi – il punto della questione: hanno sbagliato i medici? Assolutamente no, lo hanno accolto (e tra l’altro non sapevano di tutta la trafila fatta dal soggetto arrivato in pronto soccorso). Ha sbagliato l’uomo? Sì, sicuramente, anche se ovviamente la “mossa” in ricerca di salvezza ottiene quantomeno qualche “lieve” scusante. Ma qui il vero problema dell’intera storia è la politica e la gestione di una pandemia tutt’altro che “da modello in Europa e nel mondo”: «non fidandosi del senso di responsabilità dei cittadini il governo ha precettato 70mila tra militari e poliziotti per custodirci nelle nostre case durante le feste. Si dà la caccia ai moscerini con la mascherina e le mani disinfettate, in compenso si lascia che gli untori arrivino dai Balcani, attraversando confini e controlli ad alto contenuto tecnologico come fa il coltello con un panetto di burro», scrive Farina, concludendo così il suo pezzo «umiliazione dei povericristi e carezze per i furbi che conoscono le debolezze endemiche di questo Paese».