L’arresto dell’ex Br Leonardo Bertulazzi in Argentina è stato al centro delle cronache mediatiche nei due Paesi. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso un profondo apprezzamento alle autorità argentine per aver eseguito l’operazione. Per questi motivi abbiamo incontrato Carlos Manfroni, capo di gabinetto del ministero della Sicurezza, responsabile del coordinamento dell’intera operazione.



Ci può fare la cronaca di come si è arrivati ad arrestare l’ex terrorista Bertulazzi? 

Bertulazzi è stato individuato dalla nostra Direzione Nazionale dell’Intelligence criminale che è operativa all’interno del Ministero di Sicurezza Nazionale: sapevamo che si era stabilito da molto tempo in Argentina. È entrato nel 2002 e già nel 2004 venne arrestato ma poi liberato perché, secondo la giustizia argentina dell’epoca, non si rispettavano le norme sull’estradizione. L’operazione odierna è stata messa in atto con una sincronizzazione tra vari enti per poter togliere la protezione Internazionale che aveva, datagli dalla Commissione nazionale per i rifugiati che incredibilmente possedeva da anni, per cui ci siamo coordinati sia con il ministero della Giustizia sia con la Cancelleria, che alla fine hanno proceduto nel loro incarico.



Dove si trovava Bertulazzi? E qual è stato il suo ruolo? 

Viveva nel quartiere di San Telmo qui a Buenos Aires. La Polizia Federale ha proceduto all’arresto nel momento preciso nel quale è stata annullata la norma che lo proteggeva. Ho avuto il compito di coordinare tutto dal Comando dello staff del ministero della Sicurezza affinché le cose avvenissero nel momento adeguato.

Di che cosa si occupava l’ex Br per vivere, visto il lungo tempo di residenza in Argentina?

Non sapevamo cosa facesse. Era iscritto nel registro delle tasse ma non abbiamo trovato nessuna attività a suo nome, per cui abbiamo pensato che, come capita a molti terroristi nella sua situazione, ricevesse soldi da qualche organizzazione.



Quale opinione ha del fatto che alcuni Paesi, come la Francia e il Brasile, proteggono queste persone che a suo tempo sono state protagoniste di importanti organizzazioni terroristiche?

Effettivamente molti Paesi hanno protetto i terroristi e l’Argentina era tra questi almeno fino ad ora, quando, sotto la presidenza di Javier Milei, il ministero della Sicurezza, che ha a capo Patricia Bullrich, ha preso la decisione di non proteggere più agli ex terroristi dall’estradizione. Rispetto invece ai terroristi argentini, che hanno commesso crimini aberranti nella decade degli anni 70, sfortunatamente la Corte in quegli anni decise che le loro azioni criminali erano cadute in prescrizione e che non si trattava di delitti ascrivibili alla lesa umanità. Un criterio sul quale non sono d’accordo ma che al momento impedisce di incarcerarli.

Il risultato della vostra operazione è stato o no influenzato dalla dichiarazione resa il giorno precedente dalla vicepresidente Vittoria Villaruel secondo la quale i terroristi dell’ERP e i Montoneros devono essere giudicati e condannati per i loro crimini?

L’arresto dell’ex Br non ha nulla a che vedere con tutto questo perché si stava organizzando da tempo: Villaruel era all’oscuro dell’operazione e noi delle sue dichiarazioni. Abbiamo studiato a lungo sia il luogo dove risiedeva che come coordinare la manovra dell’arresto con la fine della protezione. Per cui abbiamo parlato con la CoNaRe (Comisión Nacional de Refugiados) ed anche con la Cancelleria: la manovra è stata studiata per un certo tempo nella sua organizzazione, per cui è semplicemente un caso quello delle quasi contemporanee dichiarazioni della vicepresidente .

Quindi ora l’Argentina sarà più aperta alle estradizioni?

Debbo precisare che l’Argentina non ha sempre estradato terroristi stranieri: in alcuni casi ha negato le richieste fatte dalla Spagna per membri dell’ETA o al Cile con terroristi di quella nazione ma, come ripeto, da ora, con il Governo di Milei e la ministra Bullrich, la musica cambia. Per quanto riguarda i terroristi argentini al momento c’è la decisione dei tribunali già illustrata e quindi non possiamo fare nulla.

Da quello che sappiamo i legali di Bertulazzi parlano di estradizione in Cile.

Il tema è il seguente: nel 2004 l’ex Br non venne estradato perché in Italia era stato condannato in sua assenza. Ma secondo il trattato di estradizione tra Argentina e Italia, se l’Italia è pronta ad offrire un nuovo processo invece di usare la vecchia sentenza, Bertulazzi si può estradare e credo che questo, alla fine, sarà lo strumento che verrà usato.

(Arturo Illia)

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