Sai Silvio, avevo trattato la mia solitudine nello scritto precedente costretta in casa, sola, dall’emergenza Covid-19: l’unica cosa che riuscivo a percepire era la mancanza nel sentirmi utile, nel sentire che la mia esistenza avesse un senso per qualcuno.

Credevo fosse l’assenza di lavoro imposta a procurarmi questo stato d’animo, mentre, oltre al lavoro, ci sono tanti modi con cui uno può sentirsi utile per il mondo. Spesso sono le piccole cose che una dopo l’altra generano un grande cambiamento.



Sono tornata a vivere a Bologna e per la prima volta sono andata a vivere da mia madre. Ero inizialmente preoccupata della sua condizione, avevo timore che oltre a tener dietro a ME, avrei dovuto farmi carico anche di lei e della sua patologia.

E’ successo qualcosa di straordinario in questa convivenza; convivenza che oltre tutto non sarebbe mai avvenuta se non fossi stata costretta dai decreti Covid ad andare via da Pesaro.



Mia madre è rinata come persona e come donna, mi sento finalmente figlia, nelle più piccole cose, proprio quelle di cui ho sempre sentito la mancanza. Lei mi prepara la colazione ogni mattina, puliamo casa insieme, ci aiutiamo nel fare la spesa e ci confrontiamo sul nostro rapporto.

Tutto questo è accaduto perché lei si è sentita utile per qualcuno, dopo moltissimi anni di solitudine, ha sentito che io ho bisogno di lei e questo l’ha spronata a tornare a vivere, ad esserci, per ME. Non lo avrei mai creduto possibile e questo mi fa giungere ad un’unica conclusione: nonostante il disturbo psichiatrico non c’è medicina che tenga… La più grande cura è la RELAZIONE.



Non mi mancano le persone. Mi manca l’amore. Ho sempre pensato che il problema fosse la solitudine, che la causa della mia tristezza fosse inesorabilmente quella. Ho sempre vissuto una grande solitudine interiore, forse dal giorno 0, forse da quando mi sono accorta. Da quando mi sono accorta che non mi amo. Quanto vorrei poter dire che ho imparato a farlo… E mi chiedo come si faccia ad amarsi da soli.

Perché amare è dare un senso. Ed io che cavolo faccio, mi do un senso da sola? Ho bisogno che si dia un senso alla mia vita.

Queste consapevolezze me le ha lasciate in eredità il percorso di Comunità, e le riscopro sempre più vere soprattutto oggi. Oggi che tutto si è fermato. Oggi che mi viene imposto di stare sola. Oggi che non posso lavorare.

Quello che davvero mi manca è sentirmi utile per qualcuno. Utile. Ho bisogno di essere utile per te, per poter avere un significato io.

Martina

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