OEGSTGEEST (Olanda) – Alle 19:00 del 13 ottobre un Mark Rutte determinato ma anche visibilmente provato prende la parola in diretta nazionale per comunicare al paese le nuove misure decise dal suo governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus.
I numeri sono impietosi: nelle ultime 24 ore 7.393 nuovi tamponi positivi, 111 ricoveri in reparto, 38 in terapia intensiva e 35 morti. La percentuale di test positivi sul totale degli ultimi sette giorni è del 13,8% per i test effettuati dagli equivalenti olandesi delle Asl e dell’11,8% per i laboratori indipendenti. Il contact tracing è sempre più impreciso e non permette di bloccare propriamente le catene di contagio. La quantità di case di riposo in cui si è verificato almeno un contagio è schizzata a 307 (erano 11 a fine luglio). Rispetto alla prima ondata, questa volta la diffusione del virus è ampia in quasi ogni provincia del paese.
Il premier olandese parla di “lockdown parziale” e chiude ristoranti, bar e coffee-shop (rimane la possibilità di take-away). Si fermano gli sport amatoriali di squadra per adulti, mentre rimane possibile praticare quelli individuali. Non si fermano invece gli sport di squadra per i minori. È previsto lo stop anche per non meglio precisati “avvenimenti”, e la perplessità aumenta leggendo che rimangono aperti mercati, mercatini, congressi e dimostrazioni. L’accesso alle biblioteche o ai musei può avvenire soltanto su prenotazione, con intervalli di tempo prestabiliti.
Agli olandesi viene inoltre chiesto – come a marzo – di lavorare il più possibile da casa e limitare l’uso dei mezzi pubblici allo stretto indispensabile. E viene finalmente introdotto l’obbligo delle mascherine nei luoghi pubblici al chiuso, anche se legalmente deve essere ancora codificato. Questo da un lato è sicuramente un passo avanti, ma dall’altro suscita amarezza per il tempo perso sinora e per come Rutte abbia fatto tutto il possibile per non rendere le mascherine obbligatorie, appellandosi al senso di responsabilità degli olandesi senza però considerare come una “raccomandazione” possa venire facilmente presa alla leggera rispetto a un obbligo. In questo ha una enorme responsabilità nell’aver lasciato spazio ai dubbi di troppi esponenti pubblici che hanno spesso messo in discussione l’utilità e l’efficacia della mascherina come strumento di prevenzione.
Usando la metafora del martello, il capo del governo ha espresso quindi la volontà di schiacciare il virus durante questo periodo di chiusure forzate (che partirà dalle 22 di oggi e durerà per almeno quattro settimane). “Ci sarà da soffrire” ha affermato Rutte, e la sensazione che tutto questo sarebbe stato evitabile con misure più tempestive ma meno stringenti è sempre più forte. A caldo, le reazioni degli olandesi soprattutto sui social network mostrano ancora una forte polarizzazione. Sono le mascherine a dominare la conversazione, con video che mostrano come, soprattutto nelle scuole, la raccomandazione urgente del governo sia rimasta quasi del tutto inascoltata.
E a proposito di scuole: la decisione del governo è di non chiuderle. Secondo Rutte sono “troppo importanti”. È questo un altro aspetto che fa discutere. Finirà con l’essere l’ennesima scommessa azzardata su cui fare marcia indietro (magari nelle prossime due settimane)?
Abbiamo chiesto un parere sulle nuove misure a Marino van Zelst, dottorando in Studi organizzativi della Scuola di scienze sociali e comportamentali dell’Università di Tilburg e membro del Red Team, organizzazione indipendente impegnata in un gran lavoro di informazione verso governo e opinione pubblica.
“Riassumerei parlando del ‘buono, brutto e cattivo’ di questo nuovo pacchetto di misure. Il buono è che sono state prese misure di forte impatto. Viene anche introdotta una struttura per cui le misure entrano in vigore, a livello regionale, una volta raggiunti determinati valori limite. Il ‘cattivo’: le misure dovrebbero portare a un fattore R0 di 0,8 nel giro di quattro settimane. Si tratta di un calcolo con margine di errore molto ristretto per raggiungere una quantità di infetti che sia gestibile. Una strategia rischiosa. Il ‘brutto’ ha a che fare con la strategia adottata per la scuola. Questa settimana sono iniziate le vacanze autunnali (in Olanda in ottobre le scuole chiudono a turno in base alle regioni per una settimana, ndr). Noi del Red Team avevamo proposto di mantenere le scuole chiuse per un’altra settimana, per valutare meglio l’impatto della chiusura sull’andamento del contagio. Sfortunatamente, il governo ha deciso di non seguire il nostro consiglio e credo che una settimana non sia sufficiente per valutare quanto questo possa essere di aiuto”.
Sarà quindi il tempo a dire se il “martello” di Rutte si rivelerà adeguato a schiacciare definitivamente il Coronavirus in Olanda, o se servirà invece qualcosa di più drastico.