OEGSTGEEST (Olanda) – Il Carnevale del 2020 portò ufficialmente il Coronavirus in Olanda, e il governo olandese sembra aver deciso che i giochi si chiuderanno con il carnevale del 2022.
È stato Ernst Kuipers, ministro della Salute del governo Rutte IV da poco più di un mese, ad annunciare il piano con cui i Paesi Bassi arriveranno a cancellare progressivamente tutte le misure in vigore per contrastare la diffusione del virus nel giro di dieci giorni. Per una volta, il premier non ha partecipato alla conferenza stampa di rito: Kuipers ha così avuto la possibilità di mostrare le proprie qualità, ma anche evidenti limiti.
Ma vediamo quali sono i tre passaggi con cui il paese si avvia di fatto a dichiarare conclusa l’emergenza pandemica. A partire da oggi è consentito ricevere ospiti in casa senza nessun limite, e dove prima si raccomandava di “lavorare il più possibile da casa”, oggi si consiglia di “lavorare in ufficio al massimo per il 50% del tempo”. Il secondo step avverrà venerdì 18 febbraio: ai locali sarà consentito di rimanere aperti fino all’una di notte. Il green pass sarà ancora richiesto per accedere, ma nel caso di locali con posto riservato e assegnato decadranno già sia l’obbligo di mascherina all’interno che quello di distanziamento sociale (1,5 m). Nel caso di eventi con più di 500 persone presenti la mascherina rimarrà obbligatoria per gli spostamenti all’interno dell’area in cui l’evento ha luogo. Chi risulterà positivo al tampone dovrà passare in isolamento 5 giorni invece degli attuali 7, a patto che non si abbiano sintomi per almeno 24 ore.
Il terzo e ultimo passaggio sarà il 25 febbraio, vigilia del Carnevale: a quel punto decadranno tutte le misure rimaste, ad eccezione dell’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici e negli aeroporti. In pratica: nessuna limitazione agli orari di apertura di esercizi commerciali, ristoranti, bar, discoteche e simili; nessun obbligo di mascherina (tranne che, come accennato, per mezzi pubblici e aeroporti) né di distanziamento sociale; nessun limite di capienza o accesso per eventi culturali, sociali o sportivi. Soprattutto, viene abbandonato definitivamente il green pass: l’unica misura che rimane è legata ai soli eventi con oltre 500 partecipanti, in cui sarà sufficiente presentare un tampone con esito negativo.
Kuipers ha motivato la decisione del governo usando i numeri che mostrano inequivocabilmente come i Paesi Bassi abbiano ormai superato il picco della variante Omicron: i contagi giornalieri sono in flessione da diversi giorni (circa 53mila il dato numerico di ieri), mentre i ricoveri ospedalieri pur essendo in crescita rimangono su valori assoluti al di sotto del livello di guardia (1.656 il numero totale di pazienti Covid ricoverati al 15 febbraio, 120 in più del giorno prima). Anche i ricoveri in terapia intensiva sono considerati “sotto controllo”: al momento i pazienti sono 181, nessuna variazione rispetto a lunedì 14 febbraio.
Secondo Kuipers questa situazione è merito dell’elevato tasso di vaccinazione (oltre il 61% dei residenti ha ricevuto la terza dose). Il ministro ha anche riproposto il tormentone dell’atavica avversione degli olandesi per le mascherine: incomprensibile il fatto che rimangano obbligatorie sui mezzi pubblici, ma non lo siano in luoghi chiusi in cui il rischio di contagio non può certo essere considerato minore. Ma anche questa volta la via di uscita istituzionale sfiora il grottesco. “È intelligente indossare la mascherina”, ha detto Kuipers. Ma non è né obbligatorio, né raccomandato o consigliato ufficialmente. In poche parole, chi vorrà continuare a indossare la mascherina al chiuso dovrà prepararsi, come già successo quando Rutte e il precedente ministro De Jonge tolsero l’obbligo la volta scorsa, ad affrontare i solerti cittadini che si avvicineranno premurosi a ricordare che “la mascherina non è più obbligatoria”.
Questa contraddizione è quella su cui Kuipers ha accusato evidenti difficoltà: prima ha dovuto ammettere che per i soggetti più vulnerabili non si può abbassare la guardia; poi è stato messo con le spalle al muro da un giornalista della Tv pubblica olandese, che ha chiesto: “in un supermercato affollato, come è possibile identificare una persona vulnerabile?” La risposta di Kuipers? “Non è possibile. Sarebbe meglio indossare la mascherina”. Che i vulnerabili fossero sacrificabili era chiaro dall’inizio: un aspetto che aveva subito polarizzato la discussione due anni fa e che non ha visto cambiamenti a livello decisionale per tutta la durata dell’emergenza.
Per finire, un punto sicuramente importante di questa conferenza stampa è la decisione di “sospendere” il green pass: la sua introduzione aveva fatto discutere moltissimo e creato una spaccatura all’interno della coalizione del Rutte III già lo scorso settembre, quando Mona Keijzer, parlamentare del Partito Cristiano-democratico (Cda, Christen-Democratisch Appèl) e all’epoca parte dello staff del ministero dell’Economia, espresse pesanti dubbi nei confronti del green pass in un’intervista al Telegraaf. Come conseguenza, Rutte la licenziò senza tanti complimenti. La risposta della Keijzer è stata da politica di rango: abbandonato anche il seggio alla Camera bassa, si è impegnata contro il green pass da “indipendente”, creando una petizione per la cancellazione del mal tollerato Qr code che ha raccolto oltre 500mila firme in pochi giorni. E alla fine può tranquillamente dire di aver vinto la sua battaglia.
Il ministro Kuipers ha affermato che il green pass “potrebbe tornare” e che bisogna rimanere all’erta perché esiste sempre la possibilità che emerga una nuova variante. Ma la speranza che il peggio sia alle spalle mette sicuramente tutti d’accordo, e sottintende l’auspicio di lasciarsi alle spalle tante dolorose divisioni. Che si tratti di pro vax o no vax, di chi ha accettato l’utilità del green pass come misura complementare alle altre o di chi lo ha mal sopportato se non disprezzato, di chi ha fatto lo sforzo in più per mascherine e distanziamento o di chi proprio non se l’è sentita: l’Olanda prova a voltare pagina. Con una sola inevitabile divisione, apparentemente non sanabile: quella tra i più deboli e gli altri, che però esisteva già prima dello scoppio della pandemia.
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