OEGSTGEEST (Olanda) – Tanto tuonò che piovve. Dopo il “lockdown intelligente” del marzo scorso e quello “parziale” di due mesi fa, il premier olandese Mark Rutte ha infine deciso per un lockdown “duro” che entrerà in vigore nei Paesi Bassi domani, mercoledì 16 dicembre, per durare fino a martedì 19 gennaio compreso. 



Olanda, le misure del Governo

Sono costretti a chiudere tutti i negozi ad eccezione di quelli che vendono beni di prima necessità. Fanno eccezione anche i mercati all’aperto e servizi di lavanderia. Chiudono anche le scuole, con alcune strutture che hanno già annunciato piani più o meno efficienti di didattica a distanza. Non molto coerente il provvedimento per cui rimangono aperti gli alberghi, che però non potranno fornire cibo né bevande ai propri clienti perché, secondo Rutte, in troppi sfruttavano la cosa per poter mangiare e bere fuori. Per ristoranti, coffee shop e simili rimane la possibilità di consegne a domicilio o asporto. Chiudono anche teatri, uffici pubblici e le sale di lettura delle biblioteche (rimane possibile il prestito, ritiro e restituzione dei libri). Rimane consentito ricevere un massimo di due ospiti nella propria abitazione, che possono diventare tre per le giornate festive del periodo natalizio. Anche all’esterno sarà possibile incontrarsi al massimo in due (stesso numero per chi vuole praticare sport, solo ed esclusivamente all’aperto), fatti salvo naturalmente i nuclei familiari che vivono nella stessa abitazione. In ogni caso rimane l’obbligo di mantenere la distanza di 1,5 metri. 



Parlando dal suo ufficio nel centro dell’Aja, con una notevole quantità di fischi e urla di protesta chiaramente udibili in sottofondo, Rutte appare combattuto tra due atteggiamenti in forte contrasto tra loro: da un lato un’apparente rassegnazione nel dover prendere una misura così estrema che aveva avversato fin dall’inizio della crisi; dall’altro il tentativo di dare un chiaro segnale di forza e determinazione alla popolazione. Significativa la determinazione con cui il premier chiede alle aziende di mettere in campo ogni risorsa possibile per permettere ai propri dipendenti di lavorare il più possibile da casa. Il messaggio del primo ministro è chiaro: bisogna limitare al massimo i contatti per poter contenere il più possibile i contagi. Per questo motivo la raccomandazione è di evitare qualunque viaggio non indispensabile da qui alla fine del lockdown. È forte però il contrasto con le immagini che arrivano dall’aeroporto di Schiphol (Amsterdam) e le notizie che riferiscono di servizi di biglietteria aerea presi d’assalto nelle ultime settimane.



Lockdown Olanda, una scelta inevitabile quanto tardiva

Appare evidente come il lockdown annunciato nella vicina Germania, e le parole di grande impatto di Angela Merkel, abbiano avuto una certa influenza, per quanto indiretta, sulla decisione del governo olandese. Come abbiamo raccontato nelle scorse settimane, la policy di Mark Rutte non è mai parsa né coraggiosa né chiara nel voler combattere la minaccia del Covid. La strategia è sempre parsa orientata a un temporeggiamento in attesa che qualcosa succedesse, e questo qualcosa era stato identificato – nell’ultima conferenza stampa che abbiamo raccontato – con l’avvio della campagna di vaccinazione previsto per gennaio 2021.

Nel frattempo, però, i numeri hanno continuato a peggiorare e la conta ufficiale dei decessi ha superato quota 10mila. Temporeggiare oltre sarebbe stato solo dannoso e quindi si è giunti alla decisione drastica annunciata ieri sera. La sensazione che tutto questo fosse evitabile agendo con determinazione prima rimane molto forte; gli scenari ipotizzati da esperti esterni alle organizzazioni governative come il Red Team Covid-19 NL si sono puntualmente realizzati. In breve: si è perso tempo prezioso, e troppe persone hanno pagato a caro prezzo questa indecisione.

Rutte ha comunque voluto chiudere il proprio intervento (che dovrebbe essere l’ultimo di questo tipo: a gennaio sarà il ministro della Salute Hugo de Jonge a parlare in pubblico sugli sviluppi della questione) incoraggiando la popolazione e vedendo il 2021 come un “anno di speranza, in cui intravediamo la luce in fondo al tunnel”. Non c’è dubbio che la scelta drastica operata da Mark Rutte sia in questo momento l’unica reale possibilità di rimettere il paese in carreggiata. In un post su Twitter Marino van Zelst del Red Team, da noi intervistato il mese scorso, ha manifestato chiaramente un atteggiamento di collaborazione, ha espresso sostegno e vicinanza agli operatori sanitari e a tutti quanti sono ora in grande difficoltà, e al tempo stesso ha condannato senza mezzi termini quanti ancora protestano contro il premier olandese. 

Le reazioni

Abbiamo già scritto delle proteste che si udivano in sottofondo mentre Rutte parlava alle telecamere: al di là di questo, in generale, si percepisce in Olanda una tensione e uno sconforto molto superiori a quelle presenti a marzo all’annuncio del “lockdown intelligente”. La sensazione è che il lockdown deciso oggi sia vissuto da tutti come una sconfitta personale.

Ad ogni modo il dado, ormai, è tratto: quel lockdown che troppo a lungo è stato ritenuto non necessario è ora realtà anche in Olanda. E lo sarà per cinque lunghissime settimane. Nella speranza che questo sia sufficiente ad abbassare drasticamente i numeri del contagio (603.933 contagi totali, +8.841 casi nelle ultime 24 ore, 10.091 decessi totali, 27 nelle ultime 24 ore, 7.920 ricoverati totali, 76 nelle ultime 24 ore) e, soprattutto, che nel frattempo si prendano misure adeguate ad impedirne la risalita non appena si deciderà di riaprire. Di questo, oggi, Rutte non ha parlato. 

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