OEGSTGEEST (Olanda) – Hanno fatto molto discutere le immagini della polizia olandese che in maniera molto decisa è intervenuta a disperdere i manifestanti a L’Aia, domenica 14 marzo. All’evento avevano preso parte molte più delle duecento persone autorizzate, e diversi manifestanti erano tutt’altro che pacifici: in un comunicato ufficiale la Polizia ha affermato di essere stata attaccata con “petardi e armi di vario tipo”.
Nonostante questo, però, è evidente come la reazione dei poliziotti immortalata da foto e video diventati subito virali sui social network sia stata eccessiva. Il bollettino di guerra di domenica parla di venti arresti e almeno tre feriti, ma non è stata questa la prima manifestazione contro le misure anti-pandemia. Il Malieveld, tradizionalmente luogo di kermesse culinarie, concerti e feste di vario tipo, è da alcuni mesi associato esclusivamente ai raduni di gruppi più o meno numerosi di persone fortemente contrarie a ogni tipo di misura presa per contrastare la diffusione del coronavirus.
Queste manifestazioni hanno segnato il passare del tempo, con cadenza praticamente settimanale, e sono quasi sempre state interrotte dalle forze dell’ordine con arresti nell’ordine delle decine. Anche altre grandi città dei Paesi Bassi hanno vissuto giornate di forti disordini nei mesi scorsi ma nessuna con la sconcertante regolarità dell’Aia. Inevitabilmente, visto che è la sede del Governo e del Parlamento.
Se nella maggior parte di queste manifestazioni si dà spazio a teorie del complotto più o meno variegate, bisogna anche raccontare di quella consistente fetta della popolazione che non mette in dubbio il virus o la sua pericolosità, ma è sopraffatta dall’esasperazione per il modo in cui le misure sono state instaurate e poi rimosse; per la comunicazione poco trasparente quando non contraddittoria, si prenda ad esempio la dichiarazione del ministro della Salute Hugo de Jonge sulla decisione di sospendere le vaccinazioni con AstraZeneca: “il vaccino è sicuro, sospendiamo per precauzione”.
Il cosiddetto “lockdown duro” lo è alla fine solo per chi è di fatto stato costretto alla chiusura (soprattutto il settore della ristorazione). La maggior parte della gente è comunque tornata a lavorare negli uffici e nelle fabbriche, come testimoniano chiaramente i bollettini sul traffico. Il coprifuoco fa pochissima differenza (pur oscillando molto tra un giorno e l’altro, i numeri medi settimanali hanno ripreso a salire) e quindi a fianco dell’esasperazione di chi non si sente al sicuro emerge l’apatia di chi forse si sente meno in pericolo e, fondamentalmente, aspetta solo che in qualche modo la situazione si risolva da sé. Capita così che un’infermiera di Amsterdam sia vaccinata con Pfizer a febbraio per poi fare il richiamo a marzo con… AstraZeneca. L’Autorità sanitaria (Ggd) si è scusata per l’errore e la cosa è finita lì.
È questo il ritratto dei Paesi Bassi alla vigilia della tornata elettorale prevista per mercoledì 17 marzo: gli ultimi sondaggi danno il Vvd (Partito popolare per la libertà e la democrazia) del premier Mark Rutte in forte calo, ma non si prevede che possa essere scavalcato dai due partiti che al momento sembrano contendersi la seconda posizione nelle preferenze degli olandesi: il Pvv del populista antieuropeo Geert Wilders e i Cristiano-democratici guidati da Wopke Hoekstra, ministro delle Finanze attuale che ha apertamente sfidato Rutte e la sua leadership.
Non è difficile prevedere che, con questi presupposti, nulla sembri destinato a cambiare nel breve termine nei Paesi Bassi. E quindi che il Malieveld continuerà ad essere teatro di manifestazioni almeno fino a quando il peggio non sarà passato. Sperando almeno che la Polizia in futuro sappia usare più sangue freddo in situazioni come quelle viste domenica scorsa.
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