La guerra in Israele è riuscita a far passare in secondo piano anche quella in Ucraina. Proprio lì, però, sul campo di una battaglia che dura ormai da più di un anno e mezzo, qualcosa sta cambiando. Le operazioni militari infatti parlano di un attivismo dei russi, impegnati ad Avdiivka, che stanno per circondare, e nei bombardamenti a Kherson e nel Donetsk. Segno, osserva Marco Bertolini, generale già comandante del Coi e della Brigata Folgore in numerosi teatri operativi, tra cui Libano, Somalia, Kosovo e Afghanistan, che la pressione di Mosca sull’esercito ucraino sta aumentando, tanto che successivamente potrebbe sfociare anche in una vera e propria offensiva.
Una delle incognite della guerra è la situazione in Medio Oriente: Israele ha attaccato gli aeroporti di Damasco e Aleppo, probabilmente per colpire depositi di Hezbollah, e se il fronte del conflitto con i palestinesi dovesse allargarsi anche alla Siria, la Russia dovrebbe intervenire a sostegno del suo alleato e impegnare una parte delle sue risorse anche in questa area. Uno sviluppo che porrebbe qualche problema in più per la gestione del fronte ucraino.
Intanto altre nubi si addensano sul futuro di Kiev. Il rallentamento degli aiuti Usa dovuto alle resistenze dei repubblicani potrebbe rallentare l’azione dei soldati di Zelensky: lo stesso coordinatore del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha ammesso che senza l’approvazione di un nuovo finanziamento da parte del Congresso il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina sta arrivando al capolinea. La Russia, invece, incassa dal Fmi un giudizio positivo per il suo Pil: potrebbe crescere del 2,2%, più di quello di Ue e Usa.
Generale, sul fronte ucraino in questi giorni sembra che siano più attivi i russi che gli ucraini: Mosca torna ad essere in una posizione di forza?
Siamo in una nuova fase della guerra. C’è stato un tentativo, abortito, di controffensiva ucraina, che ha avuto dei risultati nella zona di Zaporizhzhia, a Robotyne, a sud di Kharkiv: una penetrazione di una ventina di chilometri in profondità e ampiezza che però non è riuscita ad arrivare a Tokmak, passaggio obbligato per arrivare al Mare d’Azov. Sono mesi che gli ucraini stanno spingendo in questa direzione e i risultati sono deludenti, anche per gli Usa, che ammettono, da parte loro, di essere arrivati “alla fine della corda”, senza possibilità di continuare gli aiuti.
Ora, invece, cosa sta succedendo?
Adesso è cambiata la situazione: i russi spingevano già da tempo a Nord in direzione di Kupiansk, senza grandi risultati territoriali ma con un’azione che costringeva gli ucraini a sottrarre forze da altri fronti. Non la definirei ancora una controffensiva russa, ma una pressione che si sta concentrando intorno alla cittadina di Avdiivka, poco distante da Donetsk, località che le forze di Mosca vogliono accerchiare per isolarla dai rifornimenti e farla cadere per esaurimento.
Cosa ha determinato questo nuovo scenario?
Venuto meno il supporto continuo di materiali, mezzi, munizioni, che sosteneva lo sforzo ucraino la naturale superiorità dei russi si fa sentire con questa pressione. Emerge il loro maggiore potenziale: una differenza che finora è stata compensata con l’arrivo di soldi, munizioni, uomini dall’Occidente ma che adesso sta venendo fuori. Non è ancora, appunto, una controffensiva russa, ma potrebbe diventarlo. Sempre che nella macroregione che va dal Mar Nero al Mediterraneo orientale non succeda qualcosa che complichi la situazione.
Gli sviluppi della guerra in Israele potrebbero rovinare i piani ai russi?
C’è la possibilità che altri Paesi vengano tirati dentro il conflitto israelo-palestinese. La Russia è presente in Siria, è alleata di Assad. Ci sono stati dei raid israeliani negli aeroporti di Damasco e Aleppo. Una settimana fa c’è stato un intervento contro una scuola militare che ha causato dai 60 ai 100 morti. Nel momento in cui si superasse un certo livello di coinvolgimento di Israele contro Assad, Mosca cosa farebbe? Per la Russia l’allargamento del conflitto sarebbe un problema: non potrebbe chiamarsi fuori tanto facilmente, ma nello stesso tempo dovrebbe continuare a sostenere il suo impegno contro Kiev. Tra l’altro pare che dall’Ucraina ci siano degli spostamenti di uomini: si tratterebbe di contractors che, invece di continuare a prestare servizio per gli ucraini, starebbero andando a combattere per Israele. In questo caso mancherebbero ulteriori risorse a Zelensky.
I repubblicani negli Usa ostacolano la concessione di nuovi aiuti all’Ucraina e senza l’approvazione di altri finanziamenti le risorse per sostenere Kiev verranno meno. Putin annuncia una nuova rotta del gas russo verso Asia e Iran e il Fmi prevede un Pil russo in crescita fino al 2,2%, tanto da superare come crescita quello di Ue e Usa: anche dal punto di vista economico sta prevalendo Mosca?
Tagliata via dall’Europa con il sabotaggio del Nord Stream, ma anche con la minaccia continua che incombe sul Turk Stream, cha da Sochi arriva in Europa, la Russia ha cercato nuovi acquirenti, soprattutto in Asia. Il che comporta anche la costruzione di nuove infrastrutture per sopperire alla perdita dell’Europa come cliente. L’altro sforzo che sta facendo Mosca è di realizzare un corridoio fra San Pietroburgo e l’India passando attraverso l’Azerbaijan, l’Iran e il Golfo Persico, fino a Mumbai. Anche nel campo avverso ci sono tentativi di realizzare nuove rotte commerciali, per far fuori la Via della Seta cinese. Gli Usa hanno promesso di finanziare un collegamento che dall’India, attraverso l’Arabia Saudita, arriva al Mediterraneo. Insomma, c’è anche una guerra economica in atto combattuta a colpi di nuove vie commerciali.
L’economia della Russia sembra che vada meglio della nostra. Che conseguenze può avere sui suoi impegni militari?
Se la Russia dovesse vedere il proprio Pil crescere più di quello europeo sarebbe uno schiaffo per l’Europa, che le ha voltato altezzosamente le spalle credendo alla propria invincibilità. La situazione, comunque, resta molto volatile, soprattutto dopo l’esplosione della guerra in Israele, che non è negli interessi della Russia. Anzi, rischia di essere un gorgo in cui Mosca potrebbe essere trascinata. I guadagni territoriali in Ucraina potrebbero essere bilanciati dalla perdita della Siria in Medio Oriente. Tra l’altro potrebbero esserci anche dei cambiamenti politici: ci saranno le elezioni in Polonia e anche l’Ucraina dovrà tenerle, anche se con la guerra tenderà a rimandarle. Prima o poi ci saranno e anche Zelensky non è eterno.
(Paolo Rossetti)
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