Nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal di Mariupol si sta consumando un dramma. Rinchiusi nei sotterranei del complesso industriale da più di due mesi, sottoposti a bombardamenti incessanti, ormai quasi privi di acqua, cibo e munizioni, un migliaio di appartenenti alla milizia volontaria Azov e alcuni membri della 36esima Brigata dei marines ucraini lanciano messaggi disperati, accusando anche il governo di Kiev di averli abbandonati. Non solo: accusano Zelensky e il suo stato maggiore di non aver preso sul serio la minaccia dell’invasione russa negli ultimi otto anni, lasciando sguarnito il porto di Mariupol e l’intera città. 



Cosa è successo veramente non lo sapremo mai, ma in queste ore disperate circolano molte voci, come quella del capo del battaglione, Denis “Radis” Prokopenko, che intervenendo in conferenza stampa dall’acciaieria Azovstal ha detto di sentirsi abbandonato da alcuni politici ucraini: “Ci sentiamo abbandonati e al contempo sostenuti dalla comunità internazionale: abbandonati da certi politici, sostenuti dalla stampa che segue il massacro della Russia in Ucraina”. “Al nostro governo – ha detto ancora – chiediamo di fare il suo dovere: dimostrare agli altri che si possono fare anche le cose che sembrano impossibili come è stato fatto finora. Non possiamo andare via, non possiamo evacuare da qui. Il nemico è molto più forte di noi”.



Abbiamo chiesto al nostro contatto in Ucraina, Lubomyr, di ritorno dal Donbass, quale opinione si sia fatto: “Non è vero che i combattenti di Mariupol sono stati abbandonati, purtroppo è diventato impossibile aiutarli. Quasi tutti sono consapevoli di non potersi arrendere, sarebbero uccisi dai russi. Inoltre il loro sacrificio in questi due mesi ha fatto sì che i russi concentrassero i loro sforzi maggiori su Mariupol permettendoci di vincere sugli altri fronti”.

Sei stato nella regione del Donbass, sui luoghi di combattimento? Come è la situazione?

Si combatte duramente. I russi cercando di avanzare su diverse direttive, ad esempio le città di Lyman e Shandrygolov. Qui i combattimenti sono molto duri. Però non riescono a sfondare, in generale nel Donbass la linea del fronte rimane più o meno la stessa da due mesi, non ci sono molti cambiamenti. I combattimenti in corso sono molto dinamici, ci si sposta in continuazione, i russi cercano i punti deboli della nostra difesa e noi cerchiamo di rafforzarli. Inoltre quando è possibile lanciamo dei contrattacchi.



Le città principali sono sotto attacco?

I russi usano la loro strategia consolidata. Bombardano le città lungo il fronte con l’artiglieria e siccome sono molto vicini, la loro tattica è distruggere le città il più possibile senza curarsi di cosa colpiscono, ad esempio le scuole e gli ospedali. Poi quando la città è distrutta entrano con i carri armati e i soldati.

I soldati ucraini?

Restano a combattere strada per strada.

Alcuni comandanti delle milizie rinchiuse ad Azovstal fanno capire di essere stati di fatto abbandonati da Kiev. Che opinione hai di quanto sta succedendo?

Ho sentito anche io queste cose, capisco il loro sentimento però  il governo ucraino ha fatto tutto il possibile per aiutarli. Ci sono stati molti tentativi di evacuazione, hanno avuto successo con i civili, ma con i soldati è un altro discorso. Se escono vengono massacrati e a questo punto è impossibile anche entrare a Mariupol.

Ma che senso strategico ha chiudersi dentro l’acciaieria? Non sarebbe il caso di arrendersi? Ormai Mariupol è in mano russa.

È grazie al loro impegno sul posto che è stato possibile all’esercito ucraino resistere in altre regioni e respingere i russi, che hanno concentrato la maggior parte dei loro sforzi su Mariupol. Se oggi uscissero i russi li ucciderebbero tutti, la loro sola opzione è combattere fino all’ultimo uomo.

Se però si arrendessero, i russi non potrebbero fare un massacro: uccidere dei prigionieri sarebbe qualcosa di inaudito contro cui si solleverebbe il mondo intero.

Se per la Russia fosse importante l’opinione del mondo allora questa guerra non sarebbe mai iniziata. Nella storia i russi non si sono mai fatti il problema di uccidere a sangue freddo dei prigionieri, basta pensare ai soldati polacchi massacrati a Katyn. Anche nel 2014 qui in Ucraina fecero lo stesso. Concessero ai nostri soldati di uscire da una città poi li bombardarono con i missili. Non si tratta di avere timore che lo possano fare, è un dato di fatto.

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