Comunque finisca questa guerra, ci vorranno generazioni perché si rimargini la ferita dell’odio che si è aperta tra russi e ucraini. Non basta la Pasqua per parlare di riconciliazione e perdono. Ce lo conferma il nostro contatto in Ucraina, Lubomyr, cristiano ortodosso praticante, quando commenta come lui stesso e il suo popolo hanno accolto il gesto voluto dal Papa di far portare la croce alla Via Crucis a una donna russa e una ucraina: “Apprezziamo molto tutto quello che Papa Francesco fa per la pace e speriamo che le sue richieste siano accolte, ma qui in Ucraina abbiamo vissuto con dolore la decisione di far portare insieme la croce a quelle due donne. Non è ancora il momento della riconciliazione, i russi ci stanno ancora uccidendo, non si può fare giustizia fino a quando non smetteranno di ucciderci”. Nonostante questo, il popolo, almeno nella parte occidentale del Paese, relativamente tranquilla, è impegnato a prepararsi alla Pasqua ortodossa, che si celebrerà domani: “La gente sta vivendo questa attesa con grande partecipazione, seguendo i gesti della nostra tradizione, come dipingere le uova e preparare il pane speciale per inviarlo ai nostri soldati al fronte”.



Dove ti trovi adesso?

Sono a Leopoli. Qualche giorno fa i russi hanno bombardato nelle vicinanze della stazione e sono morti diversi civili, e fino a quel momento non era ancora morto nessuno a Leopoli. Ma la situazione generale è comunque abbastanza tranquilla.

Come sta vivendo questi giorni la popolazione?

La maggiore occupazione è accogliere e aiutare la gente che ancora arriva numerosa dall’est dell’Ucraina, soprattutto dal Donbass. Avvicinandosi la Pasqua, ed essendoci qui tanti ortodossi, ci si prepara seguendo la nostra tradizione, nonostante la guerra. Si dipingono le uova e si prepara il pane speciale che si consuma il giorno di Pasqua per mandarlo ai nostri soldati al fronte. Si vive, nonostante questo tempo doloroso e difficile, la bellezza della tradizione cristiana ucraina e tutti vivono questo momento ricordando chi combatte.



Prima di Leopoli sei stato a Zaporizhzhia, dove è attiva la più grande centrale nucleare d’Europa e che i russi avevano cercato di conquistare. Lì come è la situazione?

Zaporizhzhia è a soli 50 chilometri dal fronte, dove infuriano intensi combattimenti. Anche lì arrivano tanti profughi dal Donbass, ma in città, anche se la situazione è peggiore rispetto a Leopoli, si riesce ancora a vivere abbastanza tranquillamente.

Da quello che vedi e capisci, si può dire che ormai tutte le truppe russe siano nel Donbass e che il resto dell’Ucraina è stato liberato?

Non è esattamente così. I russi sono ammassati intorno a Zaporizhzhia, vogliono circondare il Donbass per farlo cadere tutto nelle loro mani. Anche a nord ci sono i russi, soprattutto a Kharkiv, dove ci sono combattimenti in corso. Però è vero che la zona più pericolosa e dove si combatte più aspramente è il Donbass.



Che cosa sai di Mariupol? È davvero stata conquistata dai russi?

È difficile sapere quale sia esattamente la situazione. Per quanto si può capire, a parte l’acciaieria dove sono ancora asserragliati soldati ucraini e civili, il resto della città sembra sia in mano ai russi.

Nei territori intorno a Kiev, da dove si sono ritirati i russi, sarebbero stati rinvenuti oltre mille civili morti. Ti risulta?

Sì, esatto. Mi trovavo lì qualche giorno fa e quei paesi erano distrutti. Non c’erano più cadaveri per le strade, ma ne ho visti nelle cantine, molti morti. Non so dire se i civili uccisi siano stati trovati tutti, si continuano anche a scoprire nuove fosse comuni.

Zelensky e il Papa hanno chiesto una tregua per il giorno di Pasqua, ma sembra che Mosca abbia rifiutato.

No, non ci sarà alcuna tregua, noi vorremmo davvero che almeno il giorno di Pasqua non si combattesse, invece abbiamo molta paura che quando la gente andrà alle funzioni religiose i russi bombardino le chiese, sapendo che sono piene di fedeli.

Cosa pensi della donna russa e della donna ucraina che hanno portato insieme la croce durante la Via Crucis?

Apprezziamo molto che il Papa chieda la pace e speriamo si arrivi a qualche risultato, ma quel gesto, invitare una donna russa a portare la croce con una ucraina, qui non è piaciuto.

Ma se non si cominciano a compiere gesti concreti per superare questa situazione, la pace non ci sarà mai, non pensi?

Per ora non è ancora il momento di parlare di riconciliazione. I russi stanno ancora attaccando e uccidendo il nostro popolo, adesso non si può parlare di giustizia e di pace.

(Paolo Vites)

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