Dani Alves resterà in carcere fino a fine processo. Il brasiliano, arrestato per violenza sessuale, non verrà rilasciato. A inizio settimana il tribunale di Barcellona ha respinto anche l’ultimo ricorso sulla richiesta sulla commutazione della detenzione in arresti domiciliari. Il giocatore, dal carcere, ha rilasciato alcune dichiarazioni per interposta persona. Il terzino, in prigione dallo scorso 20 gennaio con l’accusa di stupro, ha utilizzato i media per spiegare la situazione, mostrando tutta la sua amarezza.
Nel programma “En boca de todos”, al giornalista Nacho Abad, Dani Alves ha spiegato di aver appreso del rifiuto del magistrato di concedergli la tanto scarcerazione provvisoria. Il brasiliano ha urlato la sua innocenza spiegando che le bugie dette inizialmente erano arrivate al solo scopo di salvare il suo matrimonio. Il terzino non avrebbe mai mentito sulla narrazione dei fatti: si sarebbe trattato, a suo dire, di un rapporto consenziente.
Dani Alves: “Ho solo cercato di salvare il mio matrimonio”
Dopo la decisione del tribunale di Barcellona di respingere la richiesta di domiciliari per Dani Alves, il giocatore ha dichiarato a “En Boca de todos”: “Ho sempre detto la verità, credo che tutti possano comprendere che ho solo cercato di salvare il mio matrimonio ed è per questo motivo che all’inizio ho detto ciò che ho detto. È stata l’unica e principale ragione, per il resto non ho alcunché da nascondere perché sto dicendo la verità”. La verità alla quale Dani Alves si riferisce è che non ci sarebbe stata alcuna violenza e i rapporti sarebbero stati consenzienti. La notte incriminata risale a fine 2022. Il giocatore, anche di fronte a determinate prove, quasi schiaccianti, ha sempre negato la violenza sessuale.
Dani Alves ha proseguito: “Solamente due persone sanno cosa è successo e soprattutto solo due sanno soprattutto cosa non è successo. Io non ho nulla da nascondere, ci sono tante speculazioni: si parla di mie infinite versioni e alla fine invece, io ho testimoniato solo due volte davanti al giudice. Intanto, però, hanno già deciso che sono colpevole, sono in carcere dal 20 gennaio e non sono ancora stato processato. Non mi permettono di tornare alla normalità. Sono andato alla polizia di mia spontanea volontà dal Messico e mi sono rifiutato di andare in Brasile, un paese che non avrebbe collaborato con la Spagna. L’ho fatto per difendermi e dimostrare la mia innocenza. Non capisco perché si abbia timore di una mia fuga, oggi la mia vita è qui a Barcellona. Ho e ho sempre avuto un progetto di vita in Spagna e ha garantito con tutti i mezzi che avrei continuato da qui”.