Si è conclusa la lunga – iniziata addirittura nel 2018, ma ci arriveremo – vicenda giudiziaria legata alla denuncia da parte dell’ex giornalista Rai Dania Mondini che aveva puntato il dito contro sei dei suoi diretti superiori accusandoli di stalking e di aver creato all’interno della redazione un clima negativo e conflittuale nei suoi confronti: proprio oggi – infatti – è arrivato il parere ultimo del Giudice per l’udienza preliminare che ha prosciolto tutti e sei gli indagati con la classica formula secondo cui “il fatto non sussiste“.
Una vicenda – appunto – lunga partita con un esposto presentato da Dania Mondini nel quale lamentava “sistematiche aggressioni psicologiche” fini a farle lasciarle il suo posto di lavoro a favore di un’altra collega, il tutto culminato con l’affiancamento dell’ex giornalista Rai ad un altro collega “noto – si legge nella denuncia – per i suoi problemi igienici“: la conseguenza sarebbe stata lo sviluppo da parte di Dania Mondini di un “disturbo dell’adattamento persistente” ulteriormente aggravato da “sintomi ansiosi [e] fibrillazione“.
Montanari sul proscioglimento nel caso Dania Mondini: “La verità è stata ripristinata”
Nella sua denuncia Dania Mondini aveva – appunto – indicato i nomi di tutti i suoi sei superiori a partire dagli ex direttori Giuseppe Carboni e Andrea Montanari e dal loro vice Filippo Gaudenzi, per arrivare fino Piero Damosso e Marco Betello (rispettivamente caporedattore e il suo vice), chiudendo con la collega Costanza Crescimbeni: tutti e sei oggi sono stati prosciolti da ogni accusa e possono finalmente dir conclusa la lunga vicenda iniziata nel 2018, passata per la richiesta di archiviazione (negata) dalla Procura romana l’anno successivo, poi finita in mano alla Procura generale che nel 2023 ha concluso le indagini e chiesto in rinvio a giudizio.
Tornando al presente, dopo il proscioglimento dalle accuse di Dania Mondini è arrivato il commento dell’ex direttore Rai Andrea Montanari che – citato dal Corriere della Sera – ha esultato per la “restituita piena dignità” a lui e ai suoi ex colleghi: con la sentenza è stata “finalmente ripristinata la verità dei fatti” che trascende da quelli che definisce “risentimenti personali” dell’ex giornalista che rischiavano di far passare i vertici del Tg1 come “capi [che] maltrattavano una giornalista per indurla ad andare via”.