Daniel Barenboim, la malattia: “Le cure hanno cominciato a funzionare”
Daniel Barenboim, direttore musicale dal 2005 al 2014, torna alla Scala dopo un anno molto difficile segnato dalla malattia. Il direttore sostituisce Daniel Harding in ben tre concerti, il cui ultimo si terrà sabato, che segnano il suo ritorno sul grande palco.
Ai microfoni del Corriere della Sera, il direttore musicale ha svelato i dettagli della sua malattia: “Una malattia neurologica complessa. Mi ha spossato terribilmente. Un mese e mezzo in ospedale, cure continue, incertezze. Ha dovuto sospendere tutto, dovevo pensare solo a recuperare le forze. Poi le cure hanno iniziato a funzionare ma ho dovuto cambiare molte cose. Dieta ferrea, la pancia non c’è più, addio al sigaro, avanti la ginnastica… Con tempi più calmi sono tornato alla vita e alla musica. Faccio tutto, ma un po’ meno“. E ancora: “Io ho sempre avuto chiaro, anche prima di ammalarmi, quello che conta davvero. La musica per me non è una professione ma uno stile di vita, mi ha spinto a coltivare altri interessi, sociali e politici. Però, durante la malattia, Claudio mi è tornato spesso in mente. Vieni Zubin Mehta. Ci siamo conosciuti nel ’56, loro due ventenni, io sedicenne. Tre moschettieri, stesso mestiere, mai la minima gelosia o vanità“.
Daniel Barenboim e il ritorno alla Scala: “Ho fatto i bagagli ed eccomi qua”
Daniel Barenboim, ai microfoni del Corriere della Sera, spiega per quale motivo è tornato alla Scala dopo anni: “Sabato scorso mi ha telefonato Dominique Meyer per parlare di progetti, la mattina dopo ho trovato un suo messaggio: ce la fai a esser qui domani? Preso al volo, ho rinviato una visita medica, ho fatto i bagagli ed eccomi qua“.
Il direttore racconta del rientro al Teatro anche per i suoi musicisti di Berlino: “Il primo rientro è stato lì: Capodanno sul podio della mia orchestra della Staatskapelle. Nessun dubbio fisico di farcela, solo un seggiolino per non stancarmi troppo. All’Epifania ero con i Berliner e Martha Argerich. La mia amica di sempre. Ci siamo conosciuti che io avevo 5 anni lei 6. I nostri genitori ci avevano portato in una casa di Buenos Aires dove al venerdì si faceva musica e si mangiavano ottimi strudel. Ma noi, che già suonavamo, guardavamo giocare e ci siamo nascosti sotto un pianoforte. Ci siamo incontrati lì, non ci siamo più persi“.