Daniel Zaccaro è un ex bullo di Quarto Oggiaro, quartiere difficile alla periferia di Milano, che ha deciso di raccontare la sua storia nel libro “Ero un bullo”, scritto da Andrea Franzoso ed edito da De Agostini. “Ero un bullo? Si, alcune azioni erano da bullo – ha raccontato stamane lo stesso protagonista del libro, ospite negli studi del programma di Canale 5, Mattino 5 – poi è precipitato in criminalità. Il titolo del libro “Ero un bullo”, è comunque un po’ provocatorio”. Daniel ha raccontato: “Mi sentivo cattivo in sento etimologico, prigioniero, in cattività. Ovvio che te ne accorgi dopo, quando fai un percorso, riconoscersi cattivo è sempre difficile. Io devo riconoscermi altrimenti non avrei fatto pace col passato”.



Daniel Zaccaro ha raccontato come è nata la sua ‘carriera’ da bullo: “Conoscevo questo stile di vita un po’ per l’ambiente in cui sono cresciuto, ero ammirato e affascinato dalla criminalità, come lo sono molti giovani d’oggi , e per me il modo di realizzarmi era diventare quello di un delinquente. Avevo messo in conto che sarei finito in carcere, faceva parte del gioco, farsi le ossa e diventare un delinquente fatto e finito, sono le leggi del quartiere. Non avevo messo in conto però di incontrare qualcuno che mi avrebbe cambiato. E’ stata una sorpresa ma anche un momento in cui mi sono sentito pronto”.



DANIEL ZACCARO, L’AIUTO DI DON CLAUDIO E DELLA PROFESSORE FIORELLA

Ad aiutarlo è stato Don Claudio, all’interno del carcere minorile di Milano Beccaria: “Don Claudio mi ha acchiappato, avevamo interessi comuni per il calcio, era juventino come me. Giocavamo a biliardino, io ero campione del Beccaria, lui mi ha battuto e mi ha suscitato interesse”.

Un’altra figura molto importante per il suo percorso è stata la professoressa Fiorella del San Vittore: “Mi ha guardato come nessuno aveva mai fatto – ha spiegato ancora Daniele Zaccaro – aveva riconosciuto in me il talento e questo mi ha dato orgoglio. Ora io vedo quello che ha visto in me, e cerco di vederlo anche negli altri. Deve convivere con il bullo: bisogna convivere e chi non lo ricorda è condannato a ripeterlo”. Chiusura dedicata ai genitori: “Con mamma e papà ho un bel rapporto, sono stati decisivi anche loro quando ero piccolo in alcune faccende ma non mi piace trovare colpevoli”.