Daniela Zanardi è stata la prima a dire la verità al marito Alex Zanardi riguardo all’incidente subito. “Quando mi sono risvegliato i medici mi tenevano in uno stato di torpore“, ha raccontato l’atleta in Aula Magna a Bergamo qualche tempo fa, “è stata mia moglie Daniela ad informarmi della situazione. Io ho solo chiesto: ‘Sono ancora in pericolo di vita? No? Bene, affronteremo tutto. Ora sono stanco e voglio dormire’. E sono stato fortunato, anche perché non ho mai avuto il più che naturale crollo”. Di quel terribile momento, Zanardi ricorda in particolare la voce della moglie Daniela. Come un suono celestiale che non fa parte di questo mondo. “Le ho detto ‘Non ti preoccupare ne veniamo fuori'”, racconta a Il Corriere della Sera, “stavo malissimo, ma la gioia di essere vivo dominava sul resto, non me ne fregava di aver perso le gambe”. Da quando Daniela e Alex hanno iniziato la loro storia nell’89, non hanno mai smesso di amarsi. Anche se entrambi hanno scelto di procedere con passi lenti, prima di prendere una decisione definitiva. “Tutte le scelte sono venute di conseguenza”, aggiunge, “Daniela, quando l’ho conosciuta, aveva incarichi manageriali nel mondo automobilistico, la ha lasciato quando sono andato a correre in America e oggi fa la mia manager”.

Niccolò, figlio Alex Zanardi: “Per lui protesi come qualcosa di speciale”

Niccolò Zanardi aveva solo tre anni quando il padre Alex Zanardi ha perso le gambe nell’incidente del 2001. Ed è stato l’atleta a spiegargli che cosa era successo, perchè da quel momento in poi le cose sarebbero cambiate. Anzi a non spiegargli. “Ha percepito le protesi come qualcosa che mi rendeva speciale“, ha raccontato Zanardi qualche tempo fa a Il Corriere della sera, “gli piaceva che, giocando a nascondino, potessi infilarmi in buchi in cui non stava nessun altro. Quando mi ha visto a Budrio fra altri amputati con le protesi, ci è rimasto male. Ha detto: ‘Ma papà, qui tutti hanno le gambe scassate'”. La fortuna di Niccolò forse è stata proprio essere così piccolo. Zanardi infatti crede che ogni bambino sia inizialmente curioso e che poi perda interesse su tutto. E così è successo anche con suo figlio. Niccolò invece è diventato uno dei motori che hanno spinto Alex a darsi ancora da fare. “Una volta rientrato a casa“, ha detto a Emilia Romagna Mamma, “mi sono messo in testa di tornare a voler essere il miglior marito del mondo per mia moglie Daniela e il miglior padre del mondo per mio figlio Niccolò“. Quando quest’ultimo è andato a trovarlo a Berlino, durante il ricovero, ha capito al volo che non avrebbe potuto chiedere al suo papà di correre insieme. “Mi ha proposto di giocare a briscola“, ha rivelato lo sportivo, “la stessa cosa successe con il mio nipotino, quando tornai a casa: una volta realizzato che non avevo più le gambe, si mise a spingere la carrozzina”.