Daniela Di Maggio, mamma di Giogiò Cutolo, il musicista 24enne ucciso a colpi di pistola da un 16enne a Napoli dopo una banale lite, denuncia la grave situazione delle bande di criminali minorenni che girano armati terrorizzando e minacciando le persone con la pistola, spesso per futili motivi. “Moriremo tutti uccisi da bambini killer“, dice la donna in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, nella quale ha anche sottolineato che uno dei problemi più gravi è la mancanza di rieducazione una volta che questi soggetti vengono affidati alle istituzioni.
“Le carceri minorili sono diventate ormai centri ricreativi” accusa Daniela, affermando che ai detenuti colpevoli di aver commesso gravi reati non vengono fatti fare percorsi nei quali prendono coscienza di quello che hanno fatto, ma soltanto corsi di formazione per insegnare loro un mestiere. Questo, insieme all’abuso di sconti di pena, contribuisce al fatto che una volta liberi, gli adolescenti continuano a comportarsi come hanno sempre fatto senza aver capito “L’orrore del loro comportamento“. Come ad esempio è accaduto al killer di Giogiò Cutolo, che avrebbe dovuto scontare una condanna per tentato omicidio, ma girava libero e armato grazie all’indulgenza dei penitenziari.
Daniela Di Maggio, mamma di Giogiò Cutolo: “A Napoli i bambini che girano armati sono una realtà”
La mamma di Giogiò Cutolo, Daniela Di Maggio, nell’intervista al Corriere della Sera ha parlato del problema delle bande di killer minorenni, che girano indisturbate a Napoli rischiando di compiere altri omicidi per futili motivi, come accaduto, dopo il caso di suo figlio, anche a Santo Romano, il ragazzo ucciso da un colpo di pistola da un 17enne a causa di una scarpa sporca. La donna ha affermato che sta vivendo male dopo la morte del figlio non solo per la brutalità di quanto accaduto ma anche a causa della poca certezza della pena, visto che il killer di Giogiò quasi sicuramente non sconterà tutta la condanna a venti anni, ma molto probabilmente tornerà libero presto grazie ai benefici e alle misure alternative.
Un dolore al quale si aggiunge la rabbia per il comportamento di questi ragazzi che sistematicamente dopo aver compiuto un omicidio vanno a divertirsi e a bere nei bar, come se nulla fosse accaduto. “Si spara, si uccide e poi si continua tranquillamente a fare la vita di sempre“, dice Daniela, e aggiunge: “Non c’è da meravigliarsi, d’altronde a Napoli i bambini che girano armati sono una realtà, non vederla è da folli“.