Daniela Mapelli è la prima rettrice dell’Università di Padova nell’arco di 800 anni, ovvero sin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1222: un traguardo ufficiale che riscrive la storia dell’ateneo veneto. Attorno alle 18.30 di venerdì 18 giugno 2021, la 56enne ordinaria di Neuropsicologia, madre di due figli e originaria di Lecco, assumerà l’incarico a decorrere dal primo ottobre, per poi mantenerlo per i successivi sei anni, ossia fino al 30 settembre 2027. Un’avventura che si preannuncia entusiasmante e, in ogni caso, storica per la diretta interessata, che è stata intercettata in queste ore dai colleghi de “Il Corriere della Sera”.



“Sono veramente commossa – ha dichiarato –, ma già sento forte il senso di una dolce responsabilità. Sarà ovviamente un onore immenso. Ma mi piacerebbe molto che, in un futuro non troppo lontano, la distinzione uomo-donna non fosse più un qualcosa su cui soffermarsi. Anche perché, sinceramente, credo di essere arrivata qui per merito della mia esperienza e delle mie competenze e non invece per il fatto di essere una donna. Frasi importanti, che sottolineano ancora una volta quanto sia sentita la differenza di genere sul mercato del lavoro in Italia, anche a livello accademico.



DANIELA MAPELLI PRIMA RETTRICE DELL’UNIVERSITÀ DI PADOVA: “RIVOLUZIONE DELL’ESPERIENZA”

La rettrice Daniela Mapelli, ai microfoni de “Il Corriere della Sera”, ha poi rimarcato che il fatto che lei sia una donna sta chiaramente a significare che i tempi, finalmente, “stanno cambiando. Anzi, in questo caso, sono già cambiati. Ma quello che davvero mi inorgoglisce di più è il fatto di essere la rettrice di uno degli atenei più antichi e autorevoli a livello internazionale”. La diretta interessata non ama tuttavia parlare di una rivoluzione femminile, bensì di una rivoluzione dell’esperienza, delle competenze e della responsabilità, senza più differenziazioni tra uomini e donne.



Questo ruolo inedito è stato dedicato dalla professoressa ai suoi due figli, che l’hanno supportata nel corso di tutti questi mesi, e al suo “maestro”, il professor Carlo Arrigo Umiltà“che mi ha letteralmente guidato sin da quando, ormai tanti anni fa, ero una giovane studentessa di Psicologia”. Adesso, la prima necessità dell’ateneo è quella di rimettere al centro la persona, assicurando all’intera popolazione universitaria tutti gli strumenti che servono per orientarsi in una realtà complessa come quella odierna.