Daniela Poggi, 67 anni, si racconta a La Verità tra vita privata, i primi amori e una lunga carriera improntata all’arte. “Non ho molti ricordi di me da bambina – confessa al quotidiano – tenerona, bisognosa di coccole. Nell’adolescenza, dagli 11-12 anni, sono stata molto ribelle”. Negli anni ’70 la fama per essere un’icona sexy: “non ho fatto nulla” per meritare questa fama, “per ottenere un ruolo” spiega nell’intervista. E racconta che “artisticamente sono nata nel 1978, per cui era una commedia già in caduta libera… Se fossi nata negli anni Quaranta, negli anni Cinquanta e Sessanta avrei potuto fare quel cinema di Antonioni, Visconti…”.

Daniela Poggi parla anche dei suoi genitori, che si separarono quando lei aveva tra i 2 e i 3 anni, e del rapporto con la sua città d’origine, Savona. “Mio padre mercante d’arte, mia madre lavorava nell’estetica, aveva un istituto di bellezza e una profumeria sempre a Savona”, di cui confessa che “mi manca la sua luminosa realtà quotidiana, il mare, il paesaggio, mi manca la mia terra e anche il dialetto ligure”. Un rapporto, quello con la madre Lydia, reso difficile dal sopraggiungere dell’Alzheimer: “era una donna molto elegante e riservata, direi quasi una donna perfetta” che dopo la malattia “ha cambiato completamente identità. Una donna che, con la perdita della memoria, non sapeva di aver avuto una figlia e quindi è tornata una bambina, gestita dalla propria figlia. Sono stati 10 anni difficili, convulsi, faticosi, violenti, sofferti. È un dono che Dio mi ha dato quello di sublimare questo percorso con lei in creatività artistica”.

Daniela Poggi, “maternità non è venuta con un parto, ma con accoglienza”

Il rapporto con la famiglia passa anche attraverso il delicato tema della maternità mancata. Intervistata da La Verità, Daniela Poggi racconta che in qualità di ambasciatrice Unicef  “anche nel dolore per questo, ho ricevuto dei doni. La maternità non è venuta con un parto, ma con l’accoglienza. Dove c’è necessità, una richiesta, io ci sono, con braccia, cuore e testa” e rivela di starsi “ occupando di una mamma con due bambini”.

Nella vita di Daniela Poggi un posto importantissimo è occupato anche dalla fede: “Sono credente e cristiana” e crede fermamente che “la vita terrena è un transito in cui prepariamo la nostra partenza per trovare la serenità nel l’abbraccio di Dio”. Per questo motivo si sente sicura che “diventeremo tante stelle, quindi non morirò. Probabilmente non sarò riconoscibile nel mio corpo ma la mia anima continua a vivere e l’anima racchiude tutta la tua esperienza, ciò che sei, hai fatto e non hai fatto, detto e non detto”. E ammette che “mi piace pensare che ci sarà un punto-luce, qualcosa in cui mi riconoscerò come figlia di mia mamma e di mio papà. E sono anche convinta che ritroverò tutti i miei cagnoloni e tutte le anime che ho amato”.

Daniela Poggi, “primo amore ricordo bellissimo, finì per colpa…”

Nella lunga intervista rilasciata a La Verità, Daniela Poggi racconta anche dell’amore. “Il mio primo amore è un meraviglioso ricordo – confessa con affetto – Occhi verdi, capelli mori, un bellissimo ragazzo, persona dolcissima. Ero innamorata di lui da quando avevo 9 anni e finalmente a 14 sono riuscita ad averlo tutto per me”. Una prima, dolce storia “finita male per colpa mia” confessa, ricordando che “l’ho rivisto una volta quando facevo teatro e lui è venuto con la moglie a salutarmi”. Un incontro che è stato “come aver messo una piccola pezza, sotto è rimasto il buco” ammette al quotidiano. E sul matrimonio riconosce che “se funziona, è la cosa più bella di questo mondo”.

Nella sua lunga e intensa carriera Daniela Poggi è stata anche conduttrice del programma ‘Chi l’ha visto?’ dal 2000 al 2004. Tra le storie che più le sono rimaste impresse, quella “di una figlia, ci ha chiamato per la mamma uscita dicendo che andava dal medico e poi scomparsa. La ritrovarono, seduta su un’aiuola, mentre contava i fiorellini. Era la prima avvisaglia dell’Alzheimer. Dieci minuti prima sei una persona normale, dieci minuti dopo qualcosa succede nel tuo cervello”. Un’esperienza dolorosa che lei ha conosciuto da vicino.