Daniela Poggi nota attrice italiana, è stata ospite stamane negli studi del programma di Rai Uno, Uno Mattina Estate. Si è parlato della madre, malata per anni di Alzheimer, una storia che ha ispirato Daniela Poggi a scrivere un libro: “Ho deciso di scrivere questo libro perchè nasce dall’esperienza della malattia di mia madre, l’Alzheimer. E’ una malattia che destabilizza chi la subisce ma anche chi deve curare, e cancella la tua identità, io non esistevo più per mia mamma perchè lei non mi riconosceva più. Non avevo un nome, non sapeva di avere una figlia. Negli ultimi anni mi sono sentita sradicata e abbandonata a me stessa che ad un certo punto, avendo scritto già vari pezzi in passata, ho voluto raccontare questa storia perchè io sono esistita, la mia vita come adolescente, bambina, giovane, le mie esperienze, e in quell’ultima notte al capezzale di mamma ho cominciato a raccontarle la mia vita di cui lei non era mai venuta a conoscenza, perchè vivevamo in zone diverse del mondo”.

“Non so se ho esorcizzato il dolore, è una ferita che ti resta per sempre nell’animo. Ciò che ho imparato è che mettendomi di fronte al vissuto ho cominciato a conoscere meglio me stessa, anche le mie fragilità. Come figlia ho cercato di dare il tutto per tutto a sua madre. Ho accolto questa malattia, a volte la rigettano questa malattia. All’inizio l’ho rifiutata, è difficile accettare che quel cervello che quella persona attiva, viva, presente, nella sua educazione e severità diventa qualcuno che tu non riconosci più”.

DANIELA POGGI: “MOLTISSIMI GIOVANI MALATI DI ALZHEIMER”

Daniela Poggi ha proseguito: “C’è una percentuale altissima di persone fra i 30 e i 40 anni a cui è stato già diagnosticato l’Alzheimer”. E ancora: “L’Alzheimer quando è venuta a mamma era già anziana, aveva 78/79 anni, ma avere di fronte questo sgretolamento di questa vita, questa esistenza che non riesci più ad avere un rapporto, non sai come relazionarti e infatti quello che io spiego spesso è che questa malattia va accolta e studiata nei gesti, negli sguardi, nelle piccole cose”.

“Mia mamma – ha concluso Daniela Poggi – aveva a volte degli occhi che si perdevano in un dolore atroce, cercava di ricordare qualcosa ma i neuroni non si mettevano assieme. Ciò che non bisogna fare è non insistere ma se mai accompagnare i pazienti in questo loro modo e cercare di capire cosa ci dicono, e poi è importante guardare negli occhi l’altro, chiunque esso sia”.