L’ex infermiera Daniela Poggiali, è stata assolta dalla Corte d’Assise dall’accusa di aver ucciso alcuni pazienti, presso l’ospedale Umberto I di Lugo dove prestava servizio. Per i giudici, “il fatto non sussiste”. Non sarebbe stata lei l’artefice delle morti della 78enne Rosa Calderoni e del 94enne Massimo Montanari. In una intervista al quotidiano La Stampa, la Poggiali si è voluta scusare per le foto con i malati terminali, un errore per il quale, ha spiegato, avrebbe pagato più del dovuto. Al tempo stesso però l’ex infermiera ha annunciato di avere intenzione di fare causa allo Stato per ingiusta detenzione nel caso in cui la Cassazione dovesse confermare la sua assoluzione.
Daniela Poggiali negli ultimi sette anni ha trascorso tre anni e mezzo in carcere preventivo. Oggi, dopo la nuova assoluzione dice: “È stato un momento di leggerezza di cui mi sono pentita e per cui ho chiesto scusa, ma sotto stress puoi fare qualcosa di stupido”, riferendosi agli scatti choc dall’ospedale. L’ex infermiera ammette di essersi presa tutte le responsabilità del caso tanto da essere stata licenziata, “ma quelle due foto mi hanno dipinta come serial- killer”.
Daniela Poggiali chiede scusa ma valuta richiesta danni
Quelle foto, secondo Daniela Poggiali, sarebbero state la sua condanna al punto da ricordare come durante la prima udienza del primo processo a suo carico, “in aula è stata subito mostrata una gigantografia. Di certo, quelle foto hanno pesato molto, altrimenti forse la cosa sarebbe stata gestita diversamente”. Dopo le sue di scuse, ammette anche che le piacerebbe ricevere quelle “di qualcuno, in particolare dei colleghi dell’Ipasvi, il nostro albo professionale, che si è costituito parte civile e non ha più preso posizione. E poi le scuse di una certa procura, quella di Ravenna, così come quelle dell’Asl che hanno cavalcato l’immagine di serial killer, in base a indizi che se fossero stati gestiti in modo diverso forse non avrebbero portato neanche a un processo”.
L’ex infermiera è certa di aver trascorso ingiustamente del tempo in carcere e proprio a tal proposito dice: “Bisogna pensare alle persone che non devono stare in carcere ingiustamente, sennò fai vivere momenti d’inferno”. Dopo la Cassazione, ha aggiunto, valuterà se chiedere o meno i danni: “È stato un processo kafkiano. Penso che sia difficile ammettere che si è sbagliato e che un serial killer non c’è mai stato. Hanno anche fatto una statistica per capire se durante i miei turni ci fossero più decessi (dato effettivamente rilevato, ndr), ma sono numeri che lasciano il tempo che trovano, se non sostenuti da prove. Le perizie invece danno ragione a me”.