Daniela Santanché rischia il processo per il caso Visibilia: la procura di Milano ha presentato la richiesta di rinvio a giudizio per la ministra del Turismo e altre due persone, il compagno Dimitri Kunz D’Asburgo e Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno gestisce il personale delle due società coinvolte, Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. La vicenda riguarda una delle due inchieste in cui è coinvolta la ministra: in particolare, il filone è quello i cui è accusata di truffa ai danni dell’Inps per i fondi legati all’emergenza Covid, cioè per la gestione della cassa integrazione.



L’inchiesta è nata su impulso della denuncia di Federica Bottiglione, dipendente che aveva scoperto solo leggendo le sue buste paga che era finita in cassa integrazione a sua insaputa, anche se aveva continuato a lavorare durante la pandemia. Dalle indagini del procuratore aggiunto Laura Pedio con i pm Maria Giuseppina Gravina e Luigi Lusi, è emerso che il gruppo Visibilia avrebbe ricevuto 126mila euro di contributi, per un totale di oltre 20mila e 117 ore di cassa non dovuta dal maggio 2020 al febbraio 2022. Nelle carte dell’inchiesta ci sono anche i dati raccolti dalla Gdf, secondo cui oltre 36mila euro sono andati a Visibilia Editore per 7 dipendenti e quasi 90mila euro alla Concessionaria per 6 lavoratori.



CASO VISIBILIA, CHIUSE LE DUE INCHIESTE

La procura di Milano contesta alle due società «l’ingiusto profitto» e la «percezione indebita», così come per gli altri indagati, della cassa integrazione in deroga prevista durante l’emergenza Covid. Nelle carte dell’indagine sono finite anche le dichiarazioni dei dipendenti, che avrebbero confermato che la ministra Daniela Santanché sapeva che i lavoratori erano attivi mentre l’Inps versava le somme. Come evidenziato dal Corriere della Sera, l’accusa ritiene che Daniela Santanchè, Dimitri Kunz e Paolo Giuseppe Concorda fossero a conoscenza dell’indebito ottenimento della cassa integrazione in deroga, introdotta dall’allora governo per aiutare le imprese colpite dalle conseguenze della pandemia.



Ma nelle ultime settimane è stata chiusa anche l’altra inchiesta, quella per falso in bilancio, irregolarità e bilanci truccati dal 2016 al 2022, per la quale l’accusa sostiene che siano stati sfruttati dei sistemi contabili per nascondere le perdite milionarie del gruppo che non avrebbe avuto continuità aziendale. Stando a quanto riportato da Repubblica, a breve anche per questo filone dovrebbe essere chiesto il rinvio a giudizio.