Daniele Liotti è il testimonial perfetto dell’uomo in divisa. Da quando è diventato un attore infatti, di divise ne ha portate parecchie: procuratori, poliziotti, avvocati… A settembre tornerà nei panni del comandante del corpo forestale nella serie “Un passo dal cielo”, dove il suo personaggio ha preso il posto di Terence Hill. Nel frattempo proprio ieri, mercoledì 22 maggio (vigilia dell’anniversario della strage di Capaci e Giornata della legalità) lo abbiamo visto tra i protagonisti del film TV dell’ammiraglia Rai “Duisburg – Linea di sangue” in cui, per l’appunto, interpreta il ruolo di un poliziotto. “Il film si basa su un evento realmente accaduto nel 2007 a Duisburg, in Germania, dove nel giorno di Ferragosto davanti a un ristorante italiano vennero uccisi sei ragazzi calabresi”, racconta intervistato tra le pagine del settimanale Chi, in edicola da ieri con il suo nuovo numero. Per quanto riguarda la scelta dei ruoli, ha voluto precisare: “Come attore non scelgo i miei ruoli in base all’impegno morale dei personaggi ma in base alle emozioni che mi dà un copione o per cercare di diversificare la mia carriera”.

Daniele Liotti, il figlio Francesco è un attore: “Mi piacerebbe lavorare con lui!”

Per Daniele Liotti, la bellezza del suo mestiere di attore è proprio questa, la capacità di essere un completamento dei mille esseri umani che non hai il tempo di essere in una vita soltanto. Nonostante le forti interpretazioni di personaggi differenti, in passato ha espresso dei dubbi riguardo serie televisive di successo come Gomorra e Suburra. “Vero, ma ho semplicemente detto: stiamo attenti, perché sono prodotti che seppur fatti benissimo e molto godibili – io per primo li ho visti e mi sono piaciuti – raccontano e inneggiano solo alla parte criminale, mentre credo che nel raccontare certe realtà sia doveroso raccontare anche chi le combatte”. Il suo figlio maggiore, Francesco, ha scelto anche lui la carriera di attore, interpretando una parte della fiction “La Compagnia del Cigno”: “Sono molto contento, soprattutto perché trovate la propria identità a vent’anni è una fortuna che non capita a tutti; io ci ho ho messo molto di più. Ora si è iscritto all’Accademia d’arte drammatica (…) Un giorno mi piacerebbe lavorare con lui!”.