Daniele Manca, vice direttore del Corriere della Sera, è stato intervistato stamane dal programma di Canale 5, Mattino5, sul gravissimo e attuale problema della siccità: “Si rischia di non avere più acqua? Il rischio è abbastanza evidente però non possiamo prendercela con il governo attuale ne quelli precedenti in quanto abbiamo fatto un referendum e abbiamo deciso come italiani che l’acqua dovesse rimanere pubblica. Questo ha significato che gli acquedotti pubblici investono otto euro mentre la media europea è di 100, tanto per capire le differenze. Questo significa che le nostre scelte hanno conseguenze molto forte, contro il meteo non possiamo fare nulla ma potevamo pensare che lo stato non può fare tutto e che servivano i soldi dei privati. Perchè noi usiamo mediamente ogni italiano 236 litri d’acqua e la media europea è 135?”.



Poi Daniele Manca ha aggiunto: “Quando l’anno prossimo ci saranno piogge parleremo di dissesto idrogeologico del paese. Non esiste una scelta ideologica acqua pubblica o privata, bisogna metterli assieme, e bisogna farsene una regione. Sarebbe bello che lo stato facesse tutto, ma non può essere fatto. Bisogna fare delle regole che il pubblico e il privato devono rispettare”.



DANIELE MANCA E LE PAROLE SULLE ENERGIE RINNOVABILI

Sulle energie rinnovali e non solo, Daniele Manca aggiunge: “Il problema qual è? Non è tanto quello che puoi fare in generale, c’è un problema di tempi, non è un caso che il ministero alla transizione ecologica sia di transizione, c’è qualcosa che puoi fare adesso e qualcosa che puoi fare nei prossimi anni. Adesso ad esempio sul raccordo anulare c’è una manifestazione che blocca le trivellazioni del gas: da qui al 2030 ci servirà il gas finchè le rinnovabili non rimpiazzeranno le fonte fossili”.

“Da oggi al domani – ha sottolineato Daniele Manca – non si può decidere di passare da una fonte all’altra, le rinnovabili non ci sono subito a disposizione. Possiamo dire che siamo in ritardo, ma il concetto è la transizione e su questa cosa la politica si dovrebbe interrogare. Per le auto elettriche non è un caso che il limite è il 2035 e non domani mattina. Quell’energia elettrica si produce con fonte fossili, è una forzatura. E’ un problema di transizione, è una questione di tempi”.