In Danimarca per anni sono stati impiantati dei contraccettivi ormonali alle donne inuit senza il loro consenso. L’obiettivo del Governo era quello di limitare l’espansione della popolazione nativa della Groenlandia, che dal 1814 è un territorio autonomo del Regno. Adesso le vittime intendono portare avanti un’azione legale e chiedono un risarcimento da circa 40 mila euro ciascuna.
La prima a denunciare quanto accaduto, come riportato da Il Post, è stata Naja Lyberth. La donna ha rivelato che quando era adolescente, durante una visita medica a scuola, le fu impiantata una spirale, senza che esprimesse il consenso né venissero informati i genitori. Lo stesso sarebbe accaduto tra gli anni Sessanta e Settanta ad altre migliaia di studentesse, tutte inuit. Negli anni successivi esse hanno avuto problemi di salute come dolori acuti, emorragie interne e infezioni addominali, tanto da arrivare ad essere sottoposte a isterectomia, e molte non sono riuscite ad avere figli. Soltanto dopo avrebbero scoperto il perché.
Danimarca, contraccettivi impiantati senza consenso a inuit: chiesto maxi risarcimento
La questione dei contraccettivi impiantati alle donne inuit in Danimarca senza il loro consenso è rimasta per molto tempo nell’ombra, nonostante le denunce di alcune vittime. Soltanto lo scorso anno, attraverso un podcast dal titolo Spiralkampagnen, prodotto dalla televisione pubblica danese, il caso è divenuto noto in tutto il mondo, creando non poco scalpore. Parallelamente, 67 persone coinvolte hanno presentato richiesta di risarcimento per 40 mila euro ciascuno. In totale, però, quelle interessate sarebbero ben spia, ovvero circa la metà di coloro che abitavano nel periodo di riferimento nel Paese.
Intanto, il Governo della Danimarca e il Naalakkersuisut, ovvero quello autonomo della Groenlandia, hanno istituito una commissione di indagine indipendente che dovrà approfondire le pratiche contraccettive praticate in Groenlandia fra il 1960 e il 1991, anno in cui lo Stato di cui erano originarie le vittime ottenne il controllo del proprio sistema sanitario. I risultati dovrebbero però arrivare soltanto nel 2025.