In Danimarca, alla fine di agosto, è stato proposto il divieto di indossare l’hijab, ovvero il velo musulmano, nelle scuole elementari. La raccomandazione, insieme ad altre otto simili, arriva dalla Commissione danese per la lotta delle donne dimenticate, un organismo istituito dal Partito socialdemocratico al Governo. L’obiettivo dichiarato, come riportato da Al Jazeera, è quello di prevenire il “controllo sociale legato all’onore delle ragazze appartenenti a minoranze”.
Le altre raccomandazioni propongono in tal senso di fornire corsi di lingua danese per permettere l’integrazione dei giovani appartenenti alle minoranze etniche; la promozione di pratiche moderne di educazione dei bambini nelle famiglie in questione; il rafforzamento dell’educazione sessuale nelle scuole elementari. Il documento in questione, sebbene non consista in una vera e propria noma, ha comunque creato non poche polemiche. Le donne che sono scese in strada a Copenaghen per protestare sono state migliaia.
Danimarca, velo vietato a scuola: la raccomandazione del Governo crea polemica
La proposta di vietare a scuola l’hijab, ovvero il velo musulmano, da parte della Danimarca, non è stata apprezzata da una ampia fetta della popolazione. In particolare, proprio le donne appartenenti alle minoranze etniche si sono sentite discriminate dalla raccomandazione della Commissione danese. Al Jazeera in tal senso ha raccolto le loro opinioni. “Ho sempre saputo che in questo Paese abbiamo la libertà di religione. Posso indossare quello che voglio e posso credere in quello che mi piace. Quindi, quando ho saputo della proposta, sono rimasta sorpresa”, ha commentato la quindicenne Huda. “Non posso farlo, è una parte di me”, ha aggiunto. L’idea di un divieto in sé infatti rappresenta una violazione della libertà personale.
Ad essere di questa idea è anche Iram Khawaja, professore associato presso la Danish School of Education dell’Università di Aarhus. “Un divieto può aggiungere problemi più grandi. Le ragazze che sono già esposte a un controllo sociale negativo saranno sottoposte a crescenti pressioni. È problematico equiparare l’uso dell’hijab a un controllo sociale negativo: ci sono anche ragazze che non indossano l’hijab che sono esposte a esso”.