Covid, danni al cervello: lentezza di ragionamento e…

Alberto Priori, Direttore di Clinica Neurologica dell’Università di Milano, ha parlato a “Oggi è un altro giorno” della ricerca sugli effetti del Covid sul cervello. La ricerca condotta con Asst San Paolo e Carlo e Irccs Auxologico ha evidenziato problemi, a distanza di un anno, relativi a diverse aree del cervello. Parliamo di disturbi di memoria e concentrazione che persistono per mesi dopo l’infezione, che possono essere legati ad alterazioni del metabolismo cerebrale. Lo studio ha analizzato una popolazione di pazienti che hanno avuto il Covid un anno prima e che continuavano a lamentare disturbi di attenzione e metodica. Con la metodologia del metabolismo cerebrale, che usa una molecola marcata di glucosio, si è studiato cosa succede al cervello dopo il Covid.



In metà di questi pazienti esisteva una riduzione o alterazione dell’attivazione cerebrale in alcune aree del cervello, tronco encefalico in primis e in parte anche nella porzione anteriore dei lobi centrali che controlla la motivazione e la risoluzione dei problemi. Questi disturbi sono legati proprio alla lentezza del ragionamento, del processare le parole. Questo studio è stato il primo che ha valutato sistematicamente quello che succede a distanza di un anno: la conclusione più importante è che anche a distanza di un anno ci sono disturbi che alterano la funzionalità del cervello.



Danni al cervello per Covid anche nei casi più lievi

Come spiegato da Alberto Priori, Direttore di Clinica Neurologica dell’Università di Milano, “Quello che si osserva con la PET nel cervello sono alterazioni di funzionamento. Non ci sono correlati di lesione strutturale in quella parte del cervello. Diverso è il risultato con la PET amiloide che si accumula in situazioni infettive e in forme degenerative. Nei pazienti con disturbi più gravi e persistenti si è trovata una positività per amiloide. Non sappiamo se sia coincidente con la diagnosi, è presto per dirlo. Sicuramente è qualcosa che deve essere oggetto di studi futuri”.



L’esperto ha spiegato ancora: “Questo studio è stato condotto su pazienti ricoverati e infetti da una variante pre Omicron dunque la prima ondata. Altri studi stanno documentando che l’alterazione non è correlata ai problemi respiratori quindi anche chi ha avuto sintomi lievi potrebbe avere problemi a livello cerebrale ma non è uno studio del nostro gruppo bensì di altri”.