Danone citata in giudizio da tre Ong per inosservanza del “dovere di diligenza“, una legge francese del 2017 che impegna le grandi imprese al rispetto di ambiente e diritti umani. Nel caso del colosso agroliamentare francese, deve comparire davanti al tribunale di Parigi perché non ha rispettato l’obbligo di diligenza in materia di plastica. Le tre organizzazioni non governative alla base di questa procedura senza precedenti sono Surfrider Foundation Europe, Zero Waste France e ClientEarth. La richiesta fatta alla Danone è di elaborare un nuovo piano di monitoraggio che preveda la “deplastificazione“, cioè l’eliminazione graduale della plastica, sul modello dei piani di decarbonizzazione industriale, altrimenti il gruppo va multato di 100mila euro per giorno di ritardo.
Ma Danone, contattata da Le Monde, «respinge con fermezza» le accuse mosse nei suoi confronti, assicurando che il suo piano di vigilanza «soddisfa i requisiti stabiliti dal legislatore». Il gruppo dovrà ora elaborare le sue argomentazioni durante il processo, che dovrebbe essere celebrato entro tre anni, se si considera il ritmo di altri procedimenti avviati sulla base della legge sul dovere di diligenza.
LEGGE SUL DOVERE DI DILIGENZA: COSA PREVEDE
La legge sul dovere di diligenza è stata approvata nel 2017 dopo la tragedia del Rana Plaza, il crollo di un edificio in Bangladesh nel 2013 dove morirono un migliaio di lavoratori di multinazionali. Questa legge richiede alle aziende con oltre 5mila dipendenti di implementare un piano per identificare i rischi e adottare le misure appropriate, quindi per identificare i rischi e prevenire grandi abusi dei diritti umani, della salute e dell’ambiente che potrebbero derivare dalle loro attività. La plastica è uno di questi rischi, perché la sua produzione è basata sull’uso di combustibili fossili e contribuisce al riscaldamento globale, inoltre i rifiuti che genera inquinano gli oceani e minano la biodiversità; infine, bisogna considerare la sua raccolta e il suo riciclaggio mettono a rischio la salute e i diritti di milioni di lavoratori precari nei Paesi in via di sviluppo.
DANONE “RISCHI AMBIENTALI? NOI ALL’AVANGUARDIA”
Il gruppo di Ong nel settembre 2022 aveva intimato nove colossi del settore alimentare e della vendita al dettaglio di rispettare la legge sulla plastica, cioè Danone, Carrefour, Auchan, Casino, Les Mousquetaires, Lac talis, Nestlé, McDonald’s France, Nestlé France e Picard. Erano stati concessi tre mesi di tempo per adottare piani di eliminazione graduale della plastica prima di adire le vie legali. Se Nestlé, Carrefour o Les Mousquetaires, hanno presentato piani o annunciato cambiamenti che sembrano aver convinto le Ong, mentre con altre aziende ci sono discussioni in corso, per Danone si è passati alla citazione in giudizio. «Nella sua risposta a noi, il gruppo riconosce lo status quo, senza proporre un percorso di deplastificazione. Non stiamo accusando Danone di non aver fatto nulla, ma di non aver esercitato la dovuta diligenza», afferma Antidia Citores, avvocato di Surfrider Europe e portavoce della coalizione di ONG, a Le Monde. Invece Danone afferma di essere «un’azienda all’avanguardia nella gestione dei rischi ambientali», con «un quadro completo di azioni che mira a ridurre l’uso della plastica, sviluppare il riutilizzo, rafforzare i canali di raccolta e riciclaggio e sviluppare materiali alternativi». Il gruppo rivendica «progressi significativi nella riduzione della plastica con un -12% complessivo (circa 60mila tonnellate) tra il 2018 e il 2021». Sébastien Mabile, rappresentante delle associazioni, osserva che «la parola “plastica” non compare nemmeno una volta nel suo piano di vigilanza».
DANONE OTTAVO UTILIZZATORE DI PLASTICA AL MONDO
Eppure, Danone è l’azienda con maggiore impronta di plastica tra le nove che hanno ricevuto l’avviso. Secondo la classifica del Programma Ambientale delle Nazioni Unite e dalla Fondazione Ellen MacArthur, Danone è l’ottavo utilizzatore di plastica al mondo. Nel 2021, il gruppo ha prodotto oltre 750mila tonnellate di imballaggi in plastica, rispetto alle 716mila tonnellate del 2020. Ma la percentuale di imballaggi riutilizzabili è scesa dal 4,8% al 4,1%. Inoltre, il gruppo si è impegnato a usare il 50% di plastica riciclata entro il 2025. Un obiettivo ritenuto irraggiungibile, perché la quota di plastica riciclata è rimasta ferma intorno al 10%, come riportato da Le Monde. Infatti Sébastien Mabile ritiene che ci sia «una dissonanza tra ciò che Danone dichiara di essere e la realtà di un’azienda che vende acqua, latte e plastica e la cui impronta di plastica continua a crescere».