È giunto così il “DanteDì”, la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri in quel 25 marzo data simbolica per la “morte” del Sommo Poeta e l’inizio del viaggio nella Divina Commedia: kermesse, appuntamenti culturali, anche la lettura di Roberto Benigni il XXV Canto del Paradiso al Quirinale. Tutto oggi ricorda Dante, ma Dante cosa “ci” ricorda? Nella Lettera Apostolica “Candor Lucis Aeternae” – uscita per l’occasione proprio oggi, 25 marzo – Papa Francesco scrive «Splendore della Luce eterna, il Verbo di Dio prese carne dalla Vergine Maria quando Ella rispose “eccomi” all’annuncio dell’Angelo (cfr Lc 1,38). Il giorno in cui la Liturgia celebra questo ineffabile Mistero è anche particolarmente significativo per la vicenda storica e letteraria del sommo poeta Dante Alighieri, profeta di speranza e testimone della sete di infinito insita nel cuore dell’uomo. In questa ricorrenza, pertanto, desidero unirmi anch’io al numeroso coro di quanti vogliono onorare la sua memoria nel VII Centenario della morte».



Il campo indicato da Dante nella Commedia è tutt’altro che un “mito”, o una lista di “buoni e cattivi”, ma l’esperienza più realistica possibile per ogni singolo cuore umano: «la misericordia di Dio offre sempre la possibilità di cambiare e di convertirsi». In tal senso, scrive ancora il Papa, «l’Alighieri è poeta della misericordia di Dio ed è anche cantore della libertà umana, della quale si fa “paladino”, perché essa rappresenta la condizione fondamentale delle scelte di vita e della stessa fede».



DANTE ALIGHIERI, LA GRANDEZZA DEL DESIDERIO

Il Papa ripercorre tutti i punti cardine della Divina Commedia di Dante, dalle tre donne centrali (Maria, Beatrice e Santa Lucia) fino a quell’amor che move il sole e l’altre stelle: «in questo particolare momento storico, segnato da molte ombre, da situazioni che degradano l’umanità, da una mancanza di fiducia e di prospettive per il futuro, la figura di Dante, profeta di speranza e testimone del desiderio umano di felicità, può ancora donarci parole ed esempi che danno slancio al nostro cammino». È proprio la riscoperta che il desiderio dell’uomo è lo stesso iconizzato da Dante Alighieri in quelle tre volte ripetute “stelle” come ultime parole di Inferno, Purgatorio e Paradiso: conclude Papa Francesco nella lettera Apostolica, «Può aiutarci ad avanzare con serenità e coraggio nel pellegrinaggio della vita e della fede che tutti siamo chiamati a compiere, finché il nostro cuore non avrà trovato la vera pace e la vera gioia, finché non arriveremo alla meta ultima di tutta l’umanità, “l’amor che move il sole e l’altre stelle”».



Il concetto di desiderio – ‘de-sidera’, ciò che riguarda le stelle – è rimarcato anche dal saggista, insegnate ed educatore Franco Nembrini, tra i più attivi studiosi e divulgatori di Dante Alighieri negli ultimi anni: attraverso i suoi volumi (introdotti da Alessandro D’Avenia e disegnati da Gabriele Dell’Otto): «La bellezza è l’unica speranza che abbiamo, perché evoca nell’uomo, in ogni persona dotata anche solo di un minimo di sensibilità, tutta l’ampiezza del suo desiderio e quindi lo rimette in movimento».