Dante Ferretti, orgoglio italiano della scenografia e vincitore di ben tre Oscar, con undici nomination alle spalle, ripercorre la storia che l’ha portato a innamorarsi della scenografia e a ottenere la consacrazione a livello internazionale. “Dopo aver letto una sceneggiatura occorre documentarsi molto su luoghi ed epoche in cui il film è ambientato. Poi fare dei disegni e dei modellini da sottoporre al regista. Ma soprattutto occorre interpretare, non copiare – spiega a Famiglia Cristiana – È importante fare degli errori, l’imperfezione dà il senso di verità, mentre la perfezione è artificiale. Basta guardarsi attorno. La realtà non è mai perfetta”.



Dante Ferretti riconosce anche il profondo debito che ha nei confronti della moglie Francesca Lo Schiavo: “siamo sposati da 50 anni, lei era una bravissima arredatrice e a un certo punto mi chiese di lavorare con me. Si occupa degli arredamenti di tutti i film e non potrei fare a meno di lei: gli Oscar li abbiamo vinti insieme”. La sua carriera più nota si è svolta al cinema, ma la carriera di Dante Ferretti non si è limitata soltanto al grande schermo: “Ho lavorato anche per la lirica, per esempio ricordo una bellissima Carmen allo Sferisterio di Macerata di cui ho curato anche la regia. E ho anche fatto scenografie e regie per il teatro”.



Dante Ferretti: “mio padre voleva che lavorassi in falegnameria. A Roma…”

La carriera di Dante Ferretti inizia quando “a 12 anni confidai di voler lavorare nel cinema a uno scultore che conoscevo, che mi fece invece scoprire la scenografia. Così mi iscrissi all’Istituto d’arte e dissi a mio padre che volevo andare a Roma all’Accademia delle Belle arti. Lui avrebbe voluto che lavorassi nella sua falegnameria, ma alla fine si convinse e mi lasciò andare” racconta a Famiglia Cristiana. Poi “a Roma, oltre a studiare, lavoravo nello studio di un architetto, pure lui di Macerata, che faceva anche lo scenografo. Fu lui a dirmi, non ancora diciottenne, se volevo andare ad Ancona per fare l’assistente scenografo in due film. Furono molto colpiti da me, poco più di un ragazzino ma parecchio sveglio. Il direttore della produzione si complimentò con me e mi propose un altro film”.



Il battesimo di Dante Ferretti avviene lavorando “con i registi più grandi. Con Pasolini a partire da Il Vangelo secondo Matteo; con Fellini, con cui ho fatto cinque film fino al suo ultimo, La voce della luna; con Franco Zeffirelli, Luigi Comencini, Ettore Scola, Liliana Cavani, Marco Ferreri. Mi hanno sempre dato molta fiducia…”. fino ad arrivare al “primo film straniero che mi hanno chiesto di fare è stato Le avventure del barone di Munchausen di Terry Gilliam, che è anche uno di quelli che ho amato di più. Fu così che anche Scorsese si accorse di me e mi mandò a chiamare a New York per L’età dell’innocenza”.