Dante Ferretti tra carriera e ironia svela l’incredibile ruolo che ha avuto il padre nel farlo avvicinare, inconsapevolmente, al mondo del cinema. E non manca di raccontare qualche aneddoto divertente e curioso. L’amore di Dante Ferretti per il cinema si manifesta già a 12 anni quando “andavo a scuola e di notte mi alzavo e rubavo i soldi nelle tasche di mio padre. Al pomeriggio gli dicevo che andavo a studiare con gli amici e invece andavo in uno dei cinque cinema di Macerata – racconta ospite a L’Ora Solare su Tv2000 – Vedevo un film e poi uscivo, passando da un cinema all’altro, tornando a casa verso le otto e mezza di sera. Solo che ogni volta che finiva l’anno scolastico io ero sempre rimandato a ottobre in cinque o sei materie”.
Dante Ferretti ricorda che “è stato mio padre che mi ha portato al cinema verso gli 8 anni per la prima volta”. Ed è anche grazie a lui che matura la consapevolezza di questa passione quando assieme a lui “succede che a un certo punto passiamo proprio davanti con la macchina a Cinecittà e mi sento come se mi si fermasse il cuore. Dico: ‘ecco quello che voglio fare’”.
Dante Ferretti e la scenografia: “devo ringraziare mio padre”
Ma la riconoscenza di Dante Ferretti per il padre non si ferma qui. Ospite del programma L’Ora Solare, vuole infatti sottolineare che “devo ringraziare mio padre perché quando gli ho chiesto di andare a Roma per fare l’Accademia di belle arti e fare scenografia lui, dal momento in cui avevo fatto gli esami di maturità e avevo avuto dei bellissimi voti, ci ha creduto. Ho cominciato prestissimo, avevo 17 anni, e il pomeriggio andavo a fare pratica da un architetto, che era anche lui nato a Macerata e faceva anche lo scenografo”.
Ma come nasce il desiderio di Dante Ferretti di diventare scenografo? È sempre lui a svelarlo, ringraziando un altro uomo che ha segnato quella che sarebbe diventata la sua straordinaria carriera: “me lo suggerì uno scultore futurista a Macerata, Umberto Peschi. Mi disse che siccome facevo l’istituto d’arte dovevo fare lo scenografo. Io non sapevo che cos’era, così lui me lo spiegò e allora capii che era proprio quello che volevo fare”. Nel salotto di L’Ora Solare, Dante Ferretti ricorda anche di quando, ad appena tredici mesi di vita, assistette al bombardamento della sua città, Macerata, nel 1944. Si salvò soltanto perché la credenza, costruita proprio dal padre, cadde sulla sua culla e lo protesse. Dopo decine di ore sotto le macerie, il piccolo Dante Ferretti venne tratto in salvo e la madre gli disse: “se ce l’hai fatta a non morire sei destinato a fare cose grandi”. Una frase a cui lui replica con l’immancabile ironia: “io volevo fare cose più piccole, ma purtroppo c’è qualcuno che mi ha spinto a fare cose più grandi. Io preferivo essere Fellini, Scorsese, Mastroianni… purtroppo ho dovuto fare Ferretti”.