Tra “DanteDì” e ”cancel culture” probabilmente sarebbe stato lo stesso Dante Alighieri a infilarci tutti nel “suo” Inferno, con non poca strigliata per concetti vacui e grandi “parole” senza la minima coscienza. Eppure quando si vedono nazioni come l’Olanda e la Germania letteralmente ‘sputare’ sul piatto della cultura, non si può non reagire: si parte dalla nuova traduzione dell’Inferno dantesco pubblicata dalla olandesissima Blossom Books dove si è scelto semplicemente di omettere il nome e il passaggio su Maometto (messo dal Sommo Poeta nella Divina Commedia tra i dannati di Malebolge); si arriva quindi nella Germania dove il quotidiano Frankfurter Rundschau per l’occasione dei festeggiamenti mondiali sul grande Alighieri pensa bene di condannare Dante in quanto “banale, arrivista e plagiatore”.



Carramba, che coraggio: nel mondo dove il crollo del genio e dell’originalità è all’ordine del giorno – per non parlare della dittatura da “politicamente corretto” che ogni giorno riesce ad offrirci una nuova ‘puntata’ di questa incredibile ‘serie’ infinita – lor signori teutonici pensano bene di scagliarsi contro Dante Alighieri. Per carità, diritto di parola e pensiero sono il sale della democrazia europea, ma per lo stesso motivo ci permettiamo di “sottolineare” le imbarazzanti argomentazioni addotte a questi sorprendenti attacchi. Nella versione olandese della Divina Commedia non si trova la dannazione di Maometto nel canto XXVIII dell’Inferno: niente squarcio sul petto, niente mutilazione e niente contrappasso come per gli altri seminatori di discordia.



Insomma, l’editore ha giustificato la sua scelta di omettere un passo – seppur molto crudo ma facente parte dell’opera – con il fatto che «potrebbero risultare inutilmente dannose quelle immagini usate da Dante per un pubblico di lettori che è una parte così ampia della società olandese e fiamminga». E tanti cari saluti alla libertà di pensiero e di parola che dovrebbe – condizionale d’obbligo – essere la base della nostra civiltà. Si piega e plagia un’opera solo perché vi è una parte (tra l’altro dal trascorso storico molto complicato, come dimostra la temporalità di Dante, quel 1300 dove musulmani e cristiani non vivevano certo in “armonia”) che non ci piace, che non ci convince, che potrebbe offendere qualcuno. È come se noi censurassimo quella grande opera in Olanda… quella lì in cui si dice… vabeh, ci abbiamo provato a trovare un parallelo olandese alla Divina Commedia, ne siamo usciti sconfitti.



MEDIA GERMANIA: “DANTE BANALE, HA COPIATO L’ISLAM”

Ma non di solo Olanda muore oggi la cultura europea: in Germania il quotidiano Frankfurter Rundschau, ha pubblicato un lungo articolo di Arno Widmann dove si legge «Dante Alighieri non ha inventato nulla, né il ‘volgare’ cioè l’italiano, né il viaggio nell’al di là descritto nella Divina Commedia, per cui non si capisce che cosa debbano festeggiare gli italiani». Sembra di assistere al capitolo numero infinito della sfida Italia-Germania, come se il desiderio, la dannazione umana e la tensione alla felicità fossero da derubricare a mero derby calcistico: si legge ancora «L’Italia lo loda come uno di coloro che hanno portato la lingua nazionale ai vertici della grande letteratura. In un certo senso, ha creato il linguaggio per il suo lavoro. La prima poesia d’arte in lingua madre in Italia è stata scritta in provenzale» (tra l’altro non è vero, ma fa niente).

Cani e cretini quelli che paragonano Dante a Shakespeare – come T.S. Eliot – dato che l’Alighieri non ha inventato proprio nulla: «Nella tradizione musulmana c’è il racconto del viaggio di Maometto in Paradiso […] egocentrico e arrivista». Da “islamofobo” a copione dell’Islam, che almeno si mettano d’accordo questi geni imperscrutabili del non-pensiero. Per la chiosa però, non saremo banali come quelli che citano Dante per dimostrare quanto si è intelligenti e colti (lo ammetto, io di terzine dantesche a memoria ne conosco davvero poche), quindi ci limitiamo ad un più mite ma tutt’altro che banale Giorgio Gaber. Prenderemo a prestito un suo riferimento agli americani (non ce ne vogliano), ma altamente azzeccato per la singola occasione degli “illuminati” tedeschi e olandesi che hanno scritto cotante genialità: «la cultura non li ha mai intaccati».