Giustizia mosse il mio alto fattore;/ fecemi la divina podestate,/ la somma sapienza e ‘l primo amore” (Divina Commedia. Inferno, Canto III, 4-6).

Qualunque lettore minimamente adusato alla lettura del testo dantesco potrà convenire che il testo stesso rivela qua e là qualche passo (un episodio, un canto, una serie di terzine, un parola…) di cui i commentari non riescono a fornire una spiegazione adeguata e se la cavano tirando avanti sul passo, ignorandolo. Questo succede anche su episodi estremamente importanti: vorrei citare soltanto l’ultimo commento di Massimo Cacciari al Canto XI e XII del Paradiso (San Francesco e San Domenico).



La terzina che propongo è un passo molto più semplice che consiste addirittura di una sola parola: ma in tanti anni di insegnamento non ci è stato dato di trovare una spiegazione plausibile.

Nel testo proposto in apertura, Dante dice che l’Onnipotenza di Dio e la sua Onniscienza hanno creato l’Inferno. E fino a qui il suo discorso non presenta alcuna difficoltà. Ma com’è possibile pensare che l’Amore di Dio abbia creato l’Inferno, come Dante pure afferma esplicitamente?



La prima volta in cui, molti anni fa, mi trovai di fronte a questo dilemma ci sovvenne una luce illuminante di cui ancora siamo grati a Dio. È tuttavia una luce che avevo scordato e che mi è riapparsa alla mente qualche giorno fa, cacciando le tenebre che da vari mesi mi impedivano un minimo di serenità nei miei rapporti con Dio.

Improvvisamente mi sono reso conto che solo l’Amore di Dio può aver creato l’Inferno e che fuori da questa spiegazione non è possibile proporne altre. Il punto di partenza è la convinzione che Dio ha creato l’uomo, e prima di lui il demonio, perché potesse realizzarsi secondo la sua natura e cioè liberamente. Se Dio non avesse creato l’Inferno, dove gli uomini e i diavoli sarebbero potuti essere liberi di fronte a Dio? Per quanto possa sembrare impensabile, l’esistenza dell’Inferno è l’unica strada possibile che si presentava a Dio perché potesse mantenere in vita – e cioè continuare ad amare – i dannati e i demoni rispettando la loro libertà.



Un discorso apparentemente paradossale come questo è stretto tra due affermazioni indiscutibili: la prima che Dio è Amore e nessun altro può contraddire questa Sua natura, la seconda è che uomini e diavoli sono stati creati da Dio come esseri liberi la cui libertà non può essere condizionata e limitata in alcun modo. All’interno di queste due uniche possibilità non rimaneva a me, che allora avevo sedici anni, e per la prima volta affrontavo il testo dantesco, concludere ciò che a distanza di quasi un secolo non posso che ripetere: l’Inferno è ulteriore dimostrazione dell’Amore infinito di Dio.

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