Daren Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson sono i vincitori del Premio Nobel Economia 2024 grazie ai loro ampi studi empirici e teorici sul funzionamento delle istituzioni democratiche per la crescita di una nazione: l’annuncio è stato fatto proprio oggi – lunedì 14 ottobre 2024 – durante l’ultima delle cinque tappe che nei giorni scorsi ci hanno permesso di conoscere i nomi di tutti i titolari dell’ambito premio e che si concluderà ufficialmente solo il 10 novembre quando (in occasione dell’anniversario della morte del chimico Alfred Nobel, mente dietro alla premiazione) verranno consegnate tutte le medaglie ai vincitori del 2024.



Partendo dal principio prima di arrivare ai tre economisti scelti oggi, vale la pena ricordare che fino ad ora il Premio Nobel Economia è stato assegnato a 93 persone: l’ultima – ovviamente lo scorso anno – fu l’economista della prestigiosa università di Harvard Claudia Goldin (peraltro terza donna e ricevere il riconoscimento) che condusse un interessante studio sulle ragioni storiche e sociali dietro al cosiddetto gender gap tra uomini e donne; mentre nel 2024 il focus di Daren Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson è stato posto sulle istituzioni democratiche.



Perché Daren Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson hanno vinto il Premio Nobel Economia 2024: lo studio sulle istituzioni e la prosperità economica

Gli studi di Daren Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson – che ovviamente sintetizzeremo per comodità – si sono concentrati sulla capacità istituzionale di influenzare la ricchezza e la prosperità di uno stato partendo dall’osservazione delle dinamiche che si sono instaurate nei paesi colonizzati dagli europei lo scorso secolo, notando (innanzitutto) la sostanziale differenza che si rileva in quei paesi in cui l’Occidente ha creato dei veri e propri sistemi politici democratiche e quelle – invece – che sono state sfruttate per le loro risorse naturali.



I tre vincitori del Premio Nobel Economia 2024 hanno dimostrato chiaramente ed empiricamente che in quei paesi colonizzati in cui si è instaurato un sistema democratico oggi si rileva una generale prosperità a favore dei cittadini; mentre nelle colonie un tempo ricche sfruttate dagli occidentali ora dilaga una povertà difficile da eradicare: la conseguenza è che le istituzioni – specie se democratiche ed incusive – giocano un ruolo fondamentale per la prosperità economica dei paesi; mentre nei luoghi in cui si rileva ancora una diffusa povertà la colpa si può ascrivere – secondo Daren Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson – ad istituzioni interessate solo ai guadagni di chi le guida.