Amore, perdita e rinascita nel nuovo libro di Daria Bignardi, ‘Oggi faccio azzurro’, in cui affronta il tema del dolore e dell’abbandono, ma in modo originale. Ne ha parlato oggi da Paola Saluzzi a L’ora solare su Tv2000. “I lettori si ritrovano nella storia. Le relazioni si vivono in due, ma bisogna trovare un colpevole e lo si trova in sé. I lettori apprezzano anche la leggerezza nella mia storia, nonostante il dolore del personaggio principale. C’è anche ironia”. Anche in questo libro c’è una figura materna che è stata tratteggiata, ma è centrale per analizzare i problemi della protagonista. E ciò spinge la conduttrice a fare riferimento alla mamma di Daria Bignardi. “Mamma è stata il deus ex machina di tutto. Le ho dedicato il mio primo libro, era un grandissimo personaggio, molto impegnativo. Lei era malata di ansia ossessiva, non era un problema da poco. Quindi aver avuto a che fare con una mamma così…”, ha raccontato Daria Bignardi.



Inoltre, quando ha visto una foto dei suoi genitori con la sorella ha raccontato di essere nata tardi. “Dico purtroppo perché credo che quello sia stato un periodo magico della loro vita. Erano giovani, sposati da poco e non c’erano tante preoccupazioni che poi la vita ha portato”.

DARIA BIGNARDI E IL LINGUAGGIO SULLA MALATTIA

Io sono figlia di genitori anziani, la mamma era già un po’ affaticata dalla vita e dal lavoro. Faceva la maestra, quelle di una volta che avevano 50 bambini in classe. Non so come facevano…”, ha proseguito Daria Bignardi a L’ora solare. “Io ho avuto una mamma impegnativa con un problema di ansia che io ho ereditato”. Ma ha agito diversamente per proteggere i suoi figli: “Ho cercato di trasformarla per salvare i miei figli, l’ho messa in altro. In creatività e nel lavoro per proteggerli. Un po’ ci sono riuscita, non del tutto”.



Ma Daria Bignardi ha parlato anche della sua malattia: “Non amo quel linguaggio che parla di vincere e perdere, guerre, battaglie. Non ci sono vincitori e perdenti, è una cosa comune, il cancro al seno capita a molte donne e se si è fortunati si supera. Per fortuna la prevenzione può aiutare. Non penso ci sia nulla di coraggioso ed eroico nell’affrontare una malattia. Capita e se non capita e meglio, ma se capita bisogna curarsi e sperare che non ritorni”. Inoltre, fa volontariato a San Vittore, anche se preferisce definirla una condivisione: “Non mi piace come termine. Lo frequento da vent’anni, il bene lo hanno sempre fatto loro a me, io non penso di non averlo fatto a nessuno”.