La trasmissione Ore 14, nella puntata di oggi 9 dicembre ha esordito con il caso del professore ucciso a Tarquinia. Con il passare delle ore, infatti, si fa sempre più chiaro il quadro relativo all’omicidio di Dario Angeletti, biologo marino e professore, ucciso lo scorso 7 dicembre. Il giorno del delitto il professore avrebbe incontrato un uomo con il quale aveva un appuntamento. I due avrebbero discusso nell’auto di Angeletti ma i toni si sarebbero accesi sempre di più, fino a quando l’uomo seduto al lato passeggero avrebbe estratto una pistola esplodendo un colpo alla nuca del prof prima di darsi alla fuga lasciandolo in un lago di sangue. Questa la ricostruzione resa alla trasmissione di Rai2.
L’area in cui si sarebbe consumato l’omicidio è ricca di telecamere comunali (ben novanta) e proprio attraverso le immagini delle registrazioni gli inquirenti sono riusciti a identificare un uomo di 70 anni. Raggiunto presso la sua abitazione la sera del delitto, l’uomo si sarebbe sentito male ed è stato trasportato all’ospedale di Bel Colle dove questa mattina gli è stato notificato il fermo. In contemporanea è stata posta sotto sequestro anche la sua abitazione. Il settantenne per il momento resta ricoverato in ospedale. Secondo le indiscrezioni, il professore conosceva molto bene il suo presunto assassino dal momento che erano entrambi professori universitari ed avevano collaborato negli anni fino a qualche tempo fa.
Dario Angeletti, professore ucciso a Tarquinia: si segue la pista passionale
Secondo le indiscrezioni trapelate dagli ambienti investigativi, il professore universitario Dario Angeletti sarebbe stato attirato in una vera e propria trappola. Il suo presunto assassino si sarebbe presentato armato all’appuntamento anche se non mancano i dubbi su questo aspetto che saranno sciolti nei prossimi giorni dall’autopsia così come si parla di un possibile movente passionale che prende sempre più strada. Al momento si tenterebbe ad escludere un movente familiare o di matrice criminale. “Tutto è riconducibile ad un movente passionale o lavorativo”, ha aggiunto l’inviato da Tarquinia.
In merito al movente passionale, la tesi più accreditata è che ci sia stata una relazione tra i due. Ad intervenire è stata anche la criminologa Roberta Bruzzone che ha commentato: “Non credo ci siano dubbi sulla dinamica che sta emergendo. L’aspetto passionale a mio modo di vedere non è da escludere perché la modalità effettivamente mi lascia più ipotizzare quel tipo di scenario che non legato ad altre tipologie di matrici”. A suo dire ci sarebbe comunque da indagare sulla vita della vittima e sul tipo di relazione con il presunto assassino.