Gerald Darmanin torna all’attacco della premier Giorgia Meloni. Il ministro dell’Interno della Francia non fa alcuna marcia indietro rispetto alle dichiarazioni passate con cui ha di fatto aperto una frattura nei rapporti tra Parigi e Roma. Anzi, nell’intervista rilasciata a Le Parisien rinnova le critiche al governo di centrodestra per quanto riguarda l’immigrazione. «Le critiche erano rivolte ai politici italiani al potere, non agli italiani, che sono nostri fratelli e sorelle», la sua premessa. Darmanin ha poi precisato che voleva far notare al Rassemblement National «che solo perché c’è una maggioranza di estrema destra al potere non significa che i problemi di migrazione siano stati magicamente risolti».



Ed è a questo punto che ribadisce: «Da quando la Meloni è al potere ci sono più immigrati, questo è un dato di fatto. La migrazione è una questione che riguarda la vita privata delle persone: non può essere risolta con slogan demagogici». In realtà, Darmanin ha un delicato grattacapo da affrontare: evitare una spaccatura nella maggioranza, già divisa su diversi temi. «Non possiamo andare avanti per quattro anni senza misure efficaci in materia di immigrazione. Dobbiamo agire rapidamente, con un testo entro l’autunno». D’altra parte, detta le condizioni: «Non ci sarà accordo a nessun prezzo. Ognuno deve fare un passo».



MIGRANTI, “PROBLEMA FRANCIA È INTEGRAZIONE”

Non c’è tempo da perdere in Francia per la nuova legge sull’immigrazione, eppure scorre. «Dobbiamo discutere i termini dell’assistenza medica statale? La risposta è sì. È sensato e umano regolarizzare la situazione dei lavoratori immigrati che rispettano i nostri valori e lavorano da anni nel nostro Paese? La risposta è sì», dichiara Gerald Darmanin a Le Parisien. Riguardo la proposta di dare accesso agli assegni familiari e alla protezione sociale, condizionato a cinque anni di residenza, il ministro dell’Interno francese chiarisce: «Questo dipende già da ciò che chiamiamo prestazioni sociali. Includiamo anche le persone disabili, per esempio? È normale che gli stranieri che risiedono legalmente e che hanno gravi difficoltà vengano sostenuti. Ma è anche normale vigilare per non creare correnti d’aria. Quindi sì, ma a certe condizioni». Per quanto concerne le quote, invece, precisa: «Attenzione, sul diritto d’asilo, ad esempio, è impossibile fissare delle quote. Per l’immigrazione per motivi di lavoro, invece, è del tutto possibile».



D’altra parte, cita i dati del presidente Emmanuel Macron, secondo cui in Francia si stanno naturalizzando il 20% di persone in meno rispetto a quando i repubblicani erano al potere. «Ora è richiesto un colloquio di assimilazione, così come un requisito di livello linguistico, e a chi non rispetta i nostri valori viene vietato di diventare francese». Eppure, secondo i sondaggi, la maggioranza dei francesi pensa che ci siano troppi stranieri in Francia: «Non ho bisogno di leggere i sondaggi per sapere cosa pensano i francesi. Ma credo che il problema sia la nostra capacità di integrazione. Chiediamo abbastanza agli stranieri che vengono in Francia? No. Abbiamo una capacità di integrazione sufficiente? Forse no. Siamo abbastanza decisi da espellere i delinquenti stranieri? Non ancora. Anche se, in pratica, abbiamo raddoppiato il numero di espulsioni di criminali stranieri entro il 2022, la legge ci impedisce di andare oltre. Su questo punto possiamo fare progressi con la LR».