Mancano poche ore alla comparsa di Louis Dassilva – attualmente unico indagato per l’omicidio ancora irrisolto della 78enne riminese Pierina Paganalli, accoltellata ben 29 volte mentre rientrava nella sua abitazione – davanti ad un tribunale bolognese che valuterà il riesame chiesto dai suoi legali, Riario Fabbri e Andrea Guidi: la decisione del giudice potrebbe – di fatto – scarcerare il 34enne senegalese costringendolo ai domiciliari in attesa del processo vero e proprio; oppure riconfermare la richiesta avanzata dal Pm – e accolta dal Gip – di misura cautelare in carcere.



Facendo un passetto indietro, a collegare Dassilva alla vittima ci sarebbe una tresca amorosa tra lui e Manuela Bianchi, moglie del figlio della 78enne Giuliano Saponi, che – secondo l’accusa – era stata scoperta da Pierina che minacciava di renderla pubblica rovinando la vita ad entrambi; mentre ad ‘incastrarlo’ ci sarebbero le riprese di un paio di telecamere di sicurezza che l’avrebbero collocato sia nel palazzo di via del Ciclamino teatro dell’omicidio (mentre lui racconta che quella sera si trovava nella sua abitazione), che davanti ad una farmacia che si trova nei presso dello stesso stabile: in entrambi i casi in orari del tutto compatibili con il violento assalto a Pierina.



I familiari di Pierina Paganelli preoccupati per l’eventuale rilascio di Dassilva: “Chiediamo di essere tutelati”

Durante il processo preliminare, l’accusa aveva chiesto per Dassila la misura cautelare con il gip che aveva accolto la richiesta ritenendo concreto il rischio di fuga – tanto che avrebbe già in mano un biglietto aereo per il Senegal – o di inquinamento delle prove; mentre dal conto loro i difensori ritengono che quei pochi frame delle telecamere che incastrerebbero l’indagato non siano sufficienti a sostenere un’accusa concreta nel suo confronti e da qui nasce la richiesta di riesame che verrà discussa a Bologna nella giornata di domani.



Nel frattempo – in vista proprio del nuovo processo -, non è tardata ad arrivare la risposta dei figli di Pierina Paganelli Giuliano, Chiara e Giacomo che (per mezzo dei loro legali Monica e Marco Lunedei) in un comunicato diffuso in queste ore ribadiscono come – visto soprattutto il “grave quadro indiziario” nei confronti del senegalese – “la misura cautelare in carcere resti [la misura] più indicata” anche e soprattutto per “una questione di tutela nei confronti dei parenti” della 78enne; sottolineando anche che “i familiari di Pierina sono in ansia per un possibile attenuamento della misura” che avvicinerebbe pericolosamente l’indagato a “Giuliano Saponi“.