I data center, articolate strutture che al loro interno ospitano i server di una o più aziende e che vengono utilizzati per gestire le infrastrutture IT, diventeranno sempre più centrali, importanti e grandi nel corso del prossimi anni. Grazie (o secondo alcuni, a causa) dell’Intelligenza artificiale, infatti, nell’immediato futuro le aziende avranno bisogno di una potenza di calcolo sempre maggiore, con la conseguenza negativa di aumentare a dismisura le emissioni di gas serra.



Il grosso svantaggio dei data center, infatti, è costituito da due variabili, delle quali la prima è l’enorme consumo energetico che una tale capacità di calcolo richiede e la seconda è costituita dall’energia richiesta per raffreddare un sistema ad alto rischio surriscaldamento. D’altronde, dal fatto che i server non si surriscaldino dipende il loro stesso funzionamento, oltre che la prevenzione di possibili incendi che, sviluppandosi tra apparecchiature elettriche, sarebbero difficili da gestire. Non a caso, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, i data center sono attualmente responsabili dell’1% delle emissioni di gas serra legate al consumo energetico, oltre che dell’1/1,3% della domanda globale di elettricità. Percentuali, queste, destinate ad aumentare a dismisura con il progredire della tecnologia.



Data center: come ridurre le emissioni con la dissipazione liquida del calore

Si pone, dunque, il problema di come contenere le emissioni dei data center, dato che da qui al 2032 il giro d’affari che vi è legato aumenterà del 19,5%, secondo previsioni della società internazionale di ricerche Imark Group, citata dal Sole 24 Ore. Il dato da cui partire per comprendere l’importanza di sistemi green per il raffreddamento dei server è quello che parla della crescita del consumo energetico dei centri dati, aumentato a ritmi del 20/40% annuale negli ultimi anni.

Allo stato attuale, buona parte dei data center utilizza un sistema di raffreddamento ad aria con il quale il calore viene spinto verso il basso e dissipato sul pavimento, oppure sistemi liquid-to-air che grazie all’acqua convertono il calore in vapore, nuovamente dissipandolo sul pavimento. Sistemi, questi, economici e facilmente gestibili, ma decisamente più inquinanti degli innovativi dissipatori liquid-to-liquid. Questi, con un circolo chiuso d’acqua, raffreddano i server dei data center, utilizzando poi il calore per produrre energia da distribuire o riutilizzare. Tuttavia, lo svantaggio lo sintetizza nuovamente il Sole 24 Ore, che riporta installare dissipatori del calore liquido arriva a costare diverse centinaia di migliaia di euro in più, con un aumento dei costi di gestione fino al 40% rispetto ai sistemi ad aria. Il vantaggio? Oltre a quello ambientale, c’è anche un miglioramento delle prestazioni generali del server, la cui potenza di calcolo può essere facilmente aumentata, senza necessità di costruire nuovi server, dato che la dissipazione liquida è molto più efficiente.