Il metodo del Governo si basa su azioni guidate dai dati. Ma all’economia basata sui flussi di persone – che vale più di un terzo del Pil italiano – serve un dato anticipativo preciso per poter programmare investimenti: la data della riapertura e a quali condizioni.
Per esempio, se tale informazione e conseguente impegno già ci fosse, oggi un albergatore potrebbe raccogliere prenotazioni, un esercizio commerciale o un’azienda di trasporti, e altri, determinare quanto capitale serve per sopravvivere fino alla ripresa delle attività e poter decidere strategie adeguate.
Poi ovviamente, servirebbe una stima della velocità e diffusività della ripresa. Ma gli attori di mercato hanno in maggioranza la capacità propria di adattarsi alle circostanze se non sono sottoposti a blocchi. Pertanto il dato più importante che ora serve è quando questi verranno tolti. Il punto: quando il Governo italiano e quelli europei viciniori saranno in grado di fissare tale data?
Chi scrive ritiene sia possibile farlo già oggi. La quantità di vaccini disponibili e quella dei vaccinatori è già stimabile. La messa in opera del passaporto medico europeo anche (è sufficiente che la metà di una popolazione sia vaccinata per riattivare il ciclo economico) e potrebbe essere accelerata. La tecnologia per adattare i vaccini a varianti del virus e produrre nuove cure è in forte sviluppo. In sintesi, esistono già sufficienti dati sia per fissare un processo di riaperture selettive e poi una totale, con un corredo di precauzioni però non bloccanti.
La differenza tra il precisare oggi un calendario di riaperture e il rinviarlo, cioè passare dall’azione ex post guidata dai dati a quella anticipativa di pianificazione per obiettivi, ha un valore di decine di miliardi e centinaia di migliaia di posti di lavoro. L’America ha precisato ed è già in boom. L’Ue e le sue nazioni devono imparare a darsi obiettivi e a raggiungerli, creando i dati e non inseguendoli.
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