I rapporti sul clima e gli allarmi sul riscaldamento globale sono stati gonfiati dalle tesi dei “catastrofisti“? Questo è quello che si chiedono molti scienziati, compreso il chimico italiano Franco Battaglia che sulle pagine del quotidiano La Verità aveva più volte smontato le teorie mostrate nei rapporti internazionali dell’Onu, dichiarando che in realtà le dimostrazioni non terrebbero conto della legge di conservazione dell’energia. Ora lo stesso giornale pubblica un articolo nel quale afferma che in un documento del 2021, molto condiviso e citato dagli utenti sui social, ci sarebbero numerosi elementi non veritieri.
Il documento infatti parla del 99% degli esperti ricercatori che sostengono che la principale causa del riscaldamento terrestre sarebbe provocato dall’uomo. Ma analizzando la fonte del rapporto il quotidiano evidenzia che “in queste statistiche vengono considerate anche le posizioni di coloro che non si sono mai schierati a favore di questa tesi, restando così neutrali“. Quindi resterebbe solo il 31% della comunità scientifica ad appoggiare palesemente la tesi sul surriscaldamento antropogenico.
Franco Battaglia: “Rapporti su riscaldamento globale gonfiati, tengono conto anche di chi non prende posizione”
Secondo il professor Franco Battaglia, come riportato dal quotidiano La Verità, una tra le più grandi “bufale” sul riscaldamento globale causato principalmente dall’uomo risiede negli studi diffusi sui social dai sostenitori di questa tesi. In particolare su Twitter, come sottolinea il giornale sarebbero state riportate ricerche internazionali che parlano del 99% dei ricercatori sul clima che afferma di attribuire all’essere umano e all’attività antropica il pericoloso cambiamento climatico che si starebbe verificando attualmente.
Il problema di questo studio al quale molti credono, dice il professore, è che si basa su dati falsi. “Questo perchè nella percentuale non si tiene conto di una grande parte di esperti, cioè facendo i calcoli, il 69% che non si è mai dichiarato sostenitore di queste teorie“. La non presa di posizione dunque sarebbe stata inclusa nella grande fetta dei ricercatori, arrivando così al dato del 99% del totale.