Alessandro D’Avenia, scrittore ed insegnante, nella rubrica settimanale per il Corriere della Sera propone alcuni consigli su come impiegare il tempo libero durante le vacanze estive, per migliorare l’esperienza del presente, anche tramite la lettura dei libri e la meditazione. Soprattutto ritrovare un approccio meno consumistico al compito di leggere assegnato agli studenti, che dovrebbero vivere il rapporto con la lettura delle pagine, trasformandolo in una forma attiva e creativa, ad esempio con una matita in mano e sottolineando ciò che colpisce per poi riformularlo su un diario.



Una pratica che secondo D’Avenia può aiutare molto nel rapporto con la realtà. “Suggerisco ai ragazzi di procurarsi un diario , su quale segnare ogni incontro con la realtà, doloroso o gioioso per fermare quell’inizio di destino per rinascere“, perchè “scrivere ogni chiamata è come tornare alla luce e opporsi alla morte“.



Vacanze estive, D’Avenia “Togliere dieci minuti ai social e meditare per ritrovare la gioia”

Per Alessandro D’Avenia, i ragazzi durante l’estate dovrebbero vivere il presente in modo attivo, il non fare nulla non fa riposare, ma stanca di più, perchè spesso non si comprende il senso delle cose, che porta a perdere la gioia ed andarla poi a ricercare dove non c’è. “Quando ci ‘manca il respiro’ o ‘il desiderio’, stiamo respirando e desiderando ‘di seconda mano‘”. “Perché non
fare nulla di sensato, è assimilare il nulla“, per questo è importante esercitarsi a meditare, sottraendo almeno una decina di minuti al giorno ai social, che male non fa, come sottolinea lo scrittore, e cercando di permettere a vocazioni ed ispirazioni di “accadere”.



L’estate è tempo di fare esperienza corpo a corpo di incontro e chiamata“, aggiunge D’Avenia, suggerendo anche ai ragazzi di tornare a scuola a settembre con delle domande e qualche accenno di risposta sul “venire al mondo“, allora significherà che si sono davvero riposati. Il rischio infatti è quello di perdere tempo a pensare e combattere contro i fantasmi che impediscono poi di vivere il quotidiano, perchè portano a far sentire fuori posto, come in esilio.