L’AMAZZONIA, LE MEDIE E IL CREATO: L’INVITO DI ALESSANDRO D’AVENIA

Nei giorni di Maturità ed esami di Terza Media, lo scrittore ed insegnante Alessandro D’Avenia concentra il suo tradizionale editoriale del lunedì sul “Corriere della Sera” sull’orizzonte un po’ più ampio che inquadra le prossime vacanze estive ma soprattutto il tempo della “giovinezza”. Osservando la mostra fotografica di Sebastiao Salgado a Milano – dal titolo “Amazzonia” – D’Avenia si immerge idealmente in quell’ambiente raccontando l’incredibile storia della ragazzina Lesly che è riuscita a sopravvivere nella giungla in Colombia assieme ai 3 fratellini piccoli dopo un incidente aereo.



«Nutrita dalle conoscenze tramandate per secoli è riuscita a collaborare con la natura per salvarsi e salvare i fratelli», rileva Alessandro D’Avenia. «Lì sono tutt’uno con il creato», scrive l’autore siciliano da anni insegnante nelle scuole milanesi: «Le conoscenze di Lesly sono diverse dalle nostre, che puntano al controllo della natura più che alla relazione». Il tema però non è la contrapposizione anche un po’ “moralista” di come i giovani dei mondi lontani sono “meglio” dei nostri perché semplicemente più “pratici”: D’Avenia è più profondo e sottolinea come occorra non la contrapposizione ma il dialogo.



D’AVENIA: “URGE L’OPERAZIONE SPERANZA”

Mentre la ragazzina Lesly è sopravvissuta nella giungla salvando i fratelli per il suo rapporto “immediato” con la natura, i nostri giovani (e noi stessi) viviamo un rapporto “mediato” e “mediatico” con la realtà circostante: «Sarebbe interessante bilanciare una scuola basata su conoscenze teoriche con una sapienza pratica del mondo, una relazione più “viva” con la vita. Vedo le famiglie in cerca di campi estivi per i figli dopo la fine delle scuole, e potrebbe essere invece un servizio scolastico», scrive ancora D’Avenia nel suo “Ultimo Banco” sul “Corriere della Sera”.



L’insegnante e scrittore dice di non potersi dimenticare di quando quel poco che conosce del creato lo deve tutto all’insegnamento ricevuto nella campagna dove amava girare da piccolo: «Amavo quel rapporto più “corporeo” e non solo “mentale” con le cose», questo infatti «cresce bambini più sereni, fiduciosi nella vita e non dipendenti dalla mediazione e iperstimolazione digitale». Da qui scatta l’invito di D’Avenia ai ragazzi alle soglie delle vacanze, davanti alla forte urgenza di quella definita dallo scrittore ”Operazione Speranza”: «Mi auguro che questo periodo di vacanze possa essere per i ragazzi un’occasione per recuperare un po’ di questo rapporto con la vita: toccare meno lo schermo e più la diversa consistenza delle cortecce degli alberi, piantare anche solo del basilico per la pasta e imparare a raccoglierlo, bere acqua di fonte, distinguere le farfalle, gustare le more direttamente da un rovo… Tutti gesti che, coinvolgendo i cinque sensi, guariscono da quella deriva che porta a pensare di non avere più il corpo e che non ce l’abbiano gli altri».