Erano tempi magici. Erano giorni di libertà totale. Erano i tempi in cui “la musica era amore”. Bastava che la porta dello studio di registrazione fosse aperta e dentro ci fosse qualcuno che già stava suonando che chiunque poteva unirsi. Non contavano gli avvocati, i manager, le case discografiche, le strategie di marketing che in pochi anni avrebbero ucciso la musica. Era pura voglia di stare insieme a “jammare” come si diceva, e le canzoni spuntavano da sé.



A San Francisco questo accadeva tutti i giorni, perché lì c’era la comunità hippie più autentica, quella originale d’America. La Summer of love era già finita ma ancora i suoi semi profumati erano nell’aria. Conditi da tanta, tanta erba inebriante che portava a lunghi viaggi della mente verso un oltre percepito allora come possibilità.



Dischi come Blows against the empire uscivano da queste session comunitarie, ma uno su tutti è quello che ancora oggi contiene la stessa magia di quando fu registrato, come un francobollo, come un messaggio in una bottiglia, come una targa in memoria di un periodo unico della storia della musica, ma anche dell’umanità. “Music is love”, la musica è amore, canta David Crosby nella traccia d’apertura del suo primo disco solista, uscito 50 anni fa, a fine febbraio 1971, dal titolo lunghissimo, ma esplicito di un uomo sempre in cerca di sé, del mistero della vita, If I could only remember my name, se solo potessi ricordare come mi chiamo. Chi sono io?



Ed ecco già in quella prima traccia apparire gli amici Neil Young e Graham Nash, tre quarti di CSNY, il gruppo rock allora più popolare d’America. Poi arrivano quasi tutti i Jefferson Airplane, i Grateful Dead, il batterista dei Santana, la voce dei Quicksilver Messenger Service e lei, la signora dei canyon, la regina indiscussa della musica femminile, Joni Mitchell. Erano stati soprannominati The Planet Earth Rock and Roll Orchestra, PERRO, come vengono citati nella traccia conclusiva dell’album.

Sono canzoni che nascono improvvisate, come Song with no words, canzone senza parole, solo le armonie magnifiche di David e Graham, che non necessitano di un testo, perché è la musica basta a portarci via. O provate in passato e completate ammirando il tramonto sulla baia di San Francisco, dal monte dei raduni hippie che sovrasta il ponte, Tamalpais High, “fumato a Tamalpais” che illuminano l’ascoltatore a visioni magnifiche, ovunque egli si trovi. Sono jam rock blues furenti come Cowboy movie, con le chitarre fumanti di Jerry Garcia, Jorma Kaukonen e David Crosby a duellare. Sono proverbi zen memorabili dove ci si chiede chi sia l’autore del mistero della vita che si nasconde ai nostri occhi (“credevo di aver trovato qualcuno che sembrava finalmente conoscere la verità, niente, era solo un bambino che rideva”), Laughing, dove la voce della Mitchell si alza a altezze siderali. Vecchi tradizionali folk riletti su scintillanti accordi di chitarra acustica come la perla di Orleans, accordi che mai nessuno ha saputo ripetere, neanche lo stesso Crosby con quel finale a-cappella che sembra risuonare nella notte dei tempi, tra le navate di una cattedrale perduta. Dure invettive contro quel potere militarista che mandava i giovani a morire in Vietnam, “voglio sapere i loro nomi”, in un crescendo chitarristico dominato dalla chitarra del cavallo pazzo Neil Young e vocale che non lascia spazio e inchioda al muro i colpevoli mascherati della strage innocente.

Un sogno durato una sera al tramonto, ammirando quell’oceano infinito che appare nella foto di copertina, che sfuma nell’urlo pauroso dall’eco ripetuto all’infinito nei canyon, “giuro che c’era qualcuno lì”, I’d swear there was somebody there. Quel bambino che si nasconde dietro una risata? Quel Dio che Crosby cercherà per tutta la vita, anche nel fantasma del “capitano ombra” anni dopo”? O si tratta di lei, Guinnevere, la dolce fidanzata morta in un orribile incidente stradale e mai dimenticata dal suo uomo?

Un disco registrato in modo impressionante per i tempi (sia lode all’ingegnere di studio Stephen Barncard) che, nonostante negli anni 70 si gridasse al delirio per la presunta perfezione sonora di The dark side of the moon che invece appare oggi datato e registrato appena bene, lascia esterrefatti per la purezza del suono. Era solo un bambino che rideva  nel sole? Non importa, a ognuno la sua risposta, la musica sarà per sempre qui tra noi.

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