È una lunga riflessione che parte dai suoi (altrettanto lunghi) viaggi in giro per il mondo per assaporarlo in ogni suo angolo per arrivare fino a quello che attende l’intera umanità in un futuro neppure tanto lontano, quella offerta dal saggista – ma anche giornalista e divulgatore – David Quammen nel suo ultimissimo lavoro ‘Il cuore selvaggio della natura‘, anticipato in un’intervista rilasciata in questi giorni alla redazione del Messaggero che parte dello spiegare che il titolo dell sua ultima fatica rimanda a quel “respiro intrinseco di questo mondo” del quale si può godere solamente nei “grandi paesaggi inesplorati”.
Soffermandosi proprio sulle bellezze del nostro pianeta David Quammen ci tiene a lanciare un appello a tutti affinché si faccia il possibile per “preservarlo” senza “voltarci dall’altra parte o aspettare che se ne occupi la generazione che verrà”: per farlo – spiega – è importante “riflettere sulle scelte che compiamo, sui vestiti che indossiamo, i cibi che mangiamo [e] il modo in cui viaggiamo” perché seppur siano necessari leader forti e determinati per guidarci in una nuova era, è altrettanto vero che nulla ci “dà il diritto di consumare e sprecare così tanto”; mentre una buona rotta da seguire è quella di “diventare tutti vegetariani e convertirci alle auto elettriche“.
David Quammen: “In futuro potrebbero preoccuparci i tumori contagiosi e l’influenza aviaria”
Riflettendo – poi – sul futuro dell’umanità e del pianeta, David Quammen – che non nega che ci sarà una nuova pandemia visto che “è la natura” – tende a scongiurare l’idea che la prossima emergenza sanitaria mondiale possa essere “il vaiolo delle scimmie” perché – seppur di fatto sia “un problema molto serio” per alcune parti del globo – secondo lui si tratta di “uno spillover” che non ha nessuna delle caratteristiche che hanno reso il Covid pandemico; a partire dal fatto che “non è un virus respiratorio“.
Mentre un ottimo candidato potrebbe essere – spiega ancora David Quammen – “l’influenza aviaria H5N1 che si diffonde dagli uccelli ai mammiferi” e raggiunge anche sempre di più “le persone” con effetti (per ora) non letali, ma comunque decisamente seri; così come attualmente le sue ricerche si stanno concentrando tutte attorno “al cancro” – partendo dal fatto che oggi sia indubbiamente “più aggressivo” e talvolta resistente “alla chemio” – che in alcune parti del mondo mostra le basi per diventare “contagioso” passando facilmente “dal Diavolo della Tasmania ai cani”.