David Riondino ospite di Via dei Matti numero 0, il programma di Stefano Bollani e Valentina Cenni fatto di musica, storie e sorrisi trasmesso su Rai3. Il cantautore, attore, regista e scrittore torna in tv per condividere storie ed aneddoti. Autore di successo, Riondino intervistato da mangialibri.com ha parlato delle sue varie collaborazioni rivelando: “a me piacciono molto i lavori condivisi. Io, poi, ho anche una vocazione abbastanza gregaria, complementare. Secondo me se siamo così tanti un motivo ci sarà. A me piace, perché mi diverto abbastanza a inventare delle cose con qualcuno, qualcuno con cui parlare”.
Lo scrittore ha poi aggiunto: “se devi immaginare un libro, un racconto, una canzone, uno spettacolo, un tono, un approccio alla realtà… è una cosa chimica che si fa non sempre da soli, ma che ha bisogno di una condivisione. Alla fine, la parte tecnica della scrittura è quasi secondaria rispetto a quello che si crea col partner nell’affinità e nella simpatia che creano un modo di guardare il mondo”. Soffermandosi, invece, sulla musica e testo ha precisato: “lì ci sono discipline diverse che si vanno a incontrare. Nel mio caso, per esempio con Milo Manara, c’è un sodalizio che è piuttosto antico e che già capitò con un disco, molti anni fa”.
David Riondino: “mi sarebbe piaciuto incontrare Macedonio Fernandez”
David Riondino ha collaborato diverse volte con Milo Manara, fumettista italiano, conosciuto in Italia e all’estero per il fascino sensuale delle sue tavole. Proprio con lui ha lavorato a diversi progetti: “Manara illustrò una trentina di pagine, che erano le canzoni e una storia che le accompagnava. Le canzoni, peraltro, nella loro forma grafica – e in questo caso anche il nostro libro Il trombettiere, che è scritto in decime – sono già un calligramma, sono già molto vicine al disegno. Io, mentre scrivevo questa cosa che è tutta scritta in strofe, è una ballata, immaginavo i disegni di Manara, un po’ come i cantastorie immaginano i tabelloni”.
Infine parlando di eroi ha rivelato: “non ho mai avuto grandi eroi, mi sarebbe piaciuto incontrare Macedonio Fernandez, che nessuno sa chi è ma è il mentore di Borges, quello a cui fa riferimento Borges nella sua costruzione del suo erudito universo folle e che era l’avanguardia argentina degli Anni Venti. Aveva una testa da europeo in un posto dove non c’era niente dell’Europa”.