Dopo la morte di David Rossi, una lettera misteriosa fu inviata alla moglie Antonella Tognazzi. Arrivava dal carcere di Palermo e il mittente era un detenuto finito lì per una condanna per truffa e riciclaggio. Una copia di quella lettera finì nel 2017 sulla scrivania di Giovanni Terzi quando collaborava per Panorama. Riportava come data il 7 gennaio 2015. “Gentilissima Signora Antonella Tognazzi, ho così deciso di scriverle questa mia missiva dopo una mia prima titubanza dovuta alla paura di sbagliare ad esternare vicende per me dolorose…“, si apre così la lettera. Prima di entrare nel merito del legame con David Rossi, il mittente porgeva le sentite condoglianze per la morte del manager di Monte dei Paschi di Siena, ancora avvolta nel mistero sebbene sia subito emersa la pista del suicidio.



Il giornalista ne parla ora sulle colonne di Libero perché col senno di poi si accavallano diverse domande, precisando che di averla fatta analizzare da un amico avvocato, da cui apprese che conteneva errori temporali nella ricostruzione e molti vulnus ad una prima lettura. Ovviamente ne parlò con la moglie di David Rossi, che confermò di averla ricevuta e girata alla Procura di Siena. Nonostante ciò, Terzi consegnò la sua copia alla Questura di Milano.



“LEI SA DEI CONTI OFF SHORE?”

Ma torniamo alla missiva. Il mittente raccontava di dovere dei soldi alla famiglia di David Rossi. “Alcuni testamenti dei miei avvocati mi indicano che qualunque cosa fosse successo ad entrambi devo darle la somma di 8 milioni di euro a lei“. Dunque, avrebbe scritto ad Antonella Tognazzi per tener fede alla richiesta degli avvocati. “Vorrei chiederle cosa sa lei dei conti off shore di Ginevra? E della Bamk Leu di Ginevra? E della Sbs? E la conoscenza dei CCT e BTP? Suo marito le ha mai parlato dei miei avvocati e di quanto indicato in oggetto?“. Il mittente spiegava di non essersi rivolto all’avvocato della vedova, che poi è cambiato, perché non era sicuro che fosse a conoscenza di tali situazioni, “ma soprattutto ci sono in ballo tanti soldi che fanno venire la vista anche ai ciechi ed ecco perché mi sono rivolto a lei. Comunque le faccio presente che qualunque cosa che si farà, e su questo concorderà, sarà fatto con avvocati e notai“. In questa lettera c’è anche riferimento a persone che erano interessate a mettere le mani a quei conti off shore.



“NON CREDO SI SIA SUICIDATO”

Tutto quello che ci scriveremo deve rimanere tra me e lei. Dopo che lei avrà ricevuto quanto indicato faremo uscire fuori i cani che erano vicini a David così potremo fare uscire chi tirava le file“, proseguiva il mittente della lettera. A quel punto entrava nel merito della morte di David Rossi. “Io non credo si sia buttato dalla finestra… Ma è una storia che piano piano a sapere e a conoscere con il tempo. Per adesso mi fermo qua ma rimango in attesa di un suo scritto così possiamo concordare il da farsi“. Giovanni Terzi ha aspettato per anni di scoprire se sia accaduto qualcosa, se la questione sia stata approfondita. “Dalle mie informazioni in possesso nulla appare ed anche l’intervista fatta all’avvocato Pirani, legale della famiglia di David Rossi, fa capire come nulla sia accaduto“, scrive il giornalista sulle colonne di Libero. Ci si chiede, dunque, perché, visto che potrebbe essere un elemento utile su cui indagare. Proprio per questo ha deciso di pubblicare tale documento e di mettersi a disposizione del legale della famiglia del manager di Monte dei Paschi di Siena, anche in virtù del lavoro che sta svolgendo la Commissione parlamentare d’inchiesta per capire cos’è successo davvero a David Rossi.