Si infittisce il mistero attorno alla morte di David Rossi. Il pm Nicola Marini alla Commissione parlamentare d’inchiesta ha spiegato che prima della sua morte aveva cercato 35 volte la parola suicidio. Da una valutazione informatica eseguita dalla Polizia postale di Genova però ciò non risulta affatto. Il capo della comunicazione di Banca Monte dei Paschi non cercò la parola “suicidio” sui motori di ricerca, in realtà ricevette nella sua e-mail testi di newsletter a cui era iscritto in cui tale parola compariva. La circostanza è stata chiarita dagli investigatori della Polposta, i quali sono stati auditi dalla stessa Commissione, che voleva una conferma in relazione alle affermazioni dell’attuale procuratore di Siena.



L’assistente capo coordinatore Augusto Vincenzo Ottaviano ha spiegato che dopo tali dichiarazioni si sono messi alla ricerca della fonte di tali informazioni, riaprendo quella copia lavoro. Come riportato dal Corriere della Sera, hanno constatato che David Rossi era iscritto a molte newsletter con cui riceveva comunicazioni da parte di testate giornalistiche e agenzie di stampa tramite posta elettronica. «La parola suicidio o suicida compare molte volte nella sua casella e-mail, ma la parola viene contestualizzata in modo diverso dall’intenzione di togliersi la vita, tipo riguardo a notizie finanziarie di tenore negativo si può leggere di “suicidio bancario”».



DAVID ROSSI, NESSUNA RICERCA SU SUICIDI E FESTINI

Gli investigatori ascoltati oggi dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi non risultano tracce di ricerche della parola suicidio sui motori di ricerca. Inoltre, è stato precisato che questa attività, se eseguita, viene registrata dal sistema. «I software forensi mostrano con alta descrizione quel tipo di ricerche», le parole riportate dal Corriere. L’ispettore superiore tecnico Claudio Di Tursi, citando una relazione di un’altra sezione della Polposta, ha evidenziato che il 6 marzo 2013 David Rossi aveva ricevuto alle 16.39 nella sua casella di posta elettronica un articolo del sito Dagospia relativo ad uno studio del 2012 su soldi, crisi economica e suicidi, dove si parlava di otto suicidi al mese. Ma questo testo sarebbe pervenuto a David Rossi per la sua iscrizione, non perché cercato dallo stesso. Non è stato trovato nulla neppure su “festini”, né immagini né scritti né ricerche in Rete. «Ci sono invece alcune visite a siti erotici e d’incontri per adulti che però potrebbero essere avvenute durante la navigazione su Internet», ha dichiarato l’ispettore superiore tecnico della Polposta di Genova.



Augusto Vincenzo Ottaviano, come evidenziato dal Corriere della Sera, ha poi chiarito che nei computer è facile che i browser, in modo del tutto automatico, possano scaricare file su computer per velocizzare la navigazione, tipo pop up e banner, elementi su cui però l’utente non ha un controllo diretto. Per quanto riguarda David Rossi, gli investigatori della Polizia postale non fanno ipotesi sulla volontarietà di fare accessi a siti erotici a meno che non si trovano elementi che possano spiegarlo. «Cioè, non si è in grado di dire se i siti erotici sono stati visitati volontariamente» da lui «o se sono stati automatismi che li hanno fatti scaricare, può apparire un banner pubblicitario mentre uno naviga in Internet», ha aggiunto l’assistente capo coordinatore.