I tre pubblici ministeri tirati in ballo dal colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco sul caso David Rossi saranno sentiti dalla commissione d’inchiesta. Dovranno quindi fornire la loro versione su quello che è successo il 6 marzo 2013 nell’ufficio al Monte dei Paschi di Siena del manager nei due sopralluoghi eseguiti alle ore 21:25 e alle 00:45. Stando a quanto riportato da La Nazione, la linea difensiva prevede di contestare la presenza del colonnello in quella stanza. Per i pm non c’era già prima della telefonata dell’onorevole Daniela Santanché e porteranno i tabulati Fastweb, allegati agli atti, da cui si evince che non c’è stata alcuna risposta a quella telefonata dopo 38 secondi di squilli.



Inoltre, contesteranno il racconto del cestino rovesciato sul tavolo: sarebbe stato uno dei carabinieri a individuare i foglietti. I pm sostengono anche di non sapere dell’esistenza delle 61 foto e dei due video che l’assistente di polizia Federica Romano ha consegnato pochi giorni fa alla commissione parlamentare d’inchiesta. Quindi, porteranno i verbali che contengono elenco e didascalie di solo 60 foto.



LEGALE FAMIGLIA ROSSI “SCENA INQUINATA? GRAVISSIMO”

Verranno convocati anche i carabinieri presenti quando Pasquale Aglieco e i tre pm sono entrati nell’ufficio di David Rossi. Si tratta, riporta La Nazione, dell’ufficiale in pensione Rosario Mortillaro, all’epoca vice comandante provinciale dell’Arma di Siena, Giuseppe Manichino, che guidava il nucleo investigativo, Edoardo Cetola, tenente al nucleo operativo e radiomobile, e Marcello Cardiello, anche lui in pensione, che comandava la stazione di Siena Centro. Dei nuovi sviluppi ha parlato l’avvocato Paolo Pirani, legale della madre e del fratello di David Rossi, a Quarto Grado: «Abbiamo sempre sostenuto la tesi della scena inquinata, ma sapere che è stato un pm è un fatto gravissimo. Non si può passare sopra questa condotta. L’altra cosa grave è che un colonnello parla dopo nove anni. Noi abbiamo cognizione dell’intero fascicolo e niente di ciò è agli atti. Quello che è accaduto lo sappiamo oggi. Con quale serenità chi aveva la titolarità dell’indagine poteva disporre un accertamento del Dna se lui stesso aveva toccato l’intera stanza?».



LA TESTIMONIANZA MAI VERBALIZZATA

Quindi ha espresso quali sono le sue aspettative: «Io mi aspetto che nei confronti dei pm si apra un procedimento disciplinare e da parte del Csm che si abbia il coraggio di fare un accertamento serio. Mi aspetto anche che si riapra il fascicolo per omicidio». Negli ultimi giorni è emersa anche un’altra questione, della della testimonianza mai verbalizzata. A portarla alla luce Walter Rizzetto, deputato di Fratelli d’Italia e membro della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi. «Abbiamo cercato e trovato una persona, la cui testimonianza è ritenuta molto affidabile, che colloca David Rossi in una strada il giorno della morte tra le ore 15:30 e le 16:00. Cammina con un cappuccio, perché pioveva, era molto pensieroso. Si scontra con questa persona che, dopo la morte, ha rilasciato una dichiarazione spontanea agli inquirenti, che però non hanno verbalizzato la deposizione», ha rivelato l’onorevole, come riportato da Quarto Grado.