La morte di David Rossi, avvenuta il 6 marzo 2013, continua a essere esaminata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, che nelle scorse ore ha convocato in audizione uno dei pm delle indagini, Aldo Natalini, il quale ha detto, come riferisce l’agenzia di stampa nazionale ANSA, che i fazzoletti insanguinati rinvenuti nel cestino dell’ufficio della vittima presso il Monte dei Paschi di Siena dopo la sua morte furono distrutti perché considerati “rifiuti“. La Commissione ha chiesto, quindi a Natalini, oggi magistrato in Cassazione, quale sarebbe stata un’attività di indagine che avrebbe potuto scalfire la certezza della Procura sulla tesi del suicidio e lui ha risposto: “Col senno di poi probabilmente questa sui fazzoletti”.
Ma c’è di più. Sostanzialmente, tutte le affermazioni del magistrato contrastano con quelle dell’ex comandante provinciale, Pasquale Aglieco. Lo si evince dalle parole di Natalini, pubblicate dal “Corriere della Sera”: “Vengo contattato da Nastasi e non da Aglieco. Saliamo insieme dentro la banca, ma io non ho un ricordo del colonnello. Lo ricordo in via dei Rossi. Noi scendiamo quando arriva il medico legale. Aglieco non era dentro la stanza, altrimenti avremmo preteso una relazione di servizio. Semmai poteva essere sulla soglia. L’unico carabiniere presente era il luogotenente Cardiello, in quanto richiesto dal pm Nicola Marini. La stanza era in perfetto ordine”.
DAVID ROSSI, IL PM NATALINI: “FAZZOLETTINI? NON C’ERANO MACCHIE EMATICHE EVIDENTI”
In riferimento ai tre biglietti trovati nel cestino di David Rossi, le parole di Natalini (tratte ancora dal “Corriere della Sera”) sono state le seguenti: “Li ha presi Cardiello, due erano accartocciati e uno strappato. Non abbiamo rovesciato alcun cestino. Non ricordo se le ha prelevati con fazzolettini o qualcosa, perché era in borghese e quindi non aveva i guanti“.
E i fazzolettini? “Li ho visti quando siamo ritornati in banca con la polizia scientifica. Non c’erano macchie di sangue evidenti. Quella sera è stata sequestrata la stanza. Il medico legale si accorse dei segni di autolesionismo ed è riportato anche nel rapporto del 118. A un prima sguardo sembrava essere un rifiuto più che un reperto. C’erano dei cerotti per terra, nel bagno, addosso. Prima di ridare la stanza, li prendemmo e li sequestrammo. Il consulente non ci diede mai l’input per analizzarli. Comunque erano stati fotografati dalla scientifica”.