A otto anni dalla morte di David Rossi, il capo della comunicazione di Mps, la Procura di Genova è pronta ad aprire un’altra inchiesta, la terza sul caso, per far luce su quanto accaduto la sera del 6 marzo 2013. Le prime ipotesi degli inquirenti parlavano di un suicidio, con Rossi che volò giù dal terzo piano di Rocca Salimbeni, a Siena, la sede della banca più antica al mondo, ma dalle successive indagini e dalle inchieste degli ultimi anni quel che è emerso è un quadro pieno di interrogativi e ben lontano dall’ipotesi del suicidio.



Dalle ultime testimonianze del colonnello Pasquale Aglieco, sentito per oltre cinque ore davanti alla commissione parlamentare istituita lo scorso marzo per far chiarezza sulla tragedia, emergono scenari sorprendenti. L’ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena ha infatti rivolto gravi accuse ai pm Nastasi, Marini e Natalini che sarebbero entrati prima della polizia scientifica nell’ufficio di Rossi e avrebbero toccato il suo pc, rovesciato il contenuto del cestino sulla scrivania, chiuso la finestra e risposto al cellulare di Rossi inquinando le prove del caso.



Morte David Rossi, verso la terza inchiesta

Anche la senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanché aveva di recente confermato di aver telefonato a Rossi la sera del 6 marzo 2013 e che qualcuno gli avesse risposto senza parlare. Dai tabulati telefonici risulta infatti una chiamata di 38 secondi in entrata sul cellulare del capo della comunicazione Mps. Aglieco punta il dito contro il pm Antonino Nastasi che avrebbe inquinato le prove sul luogo della morte di Rossi. Infatti, secondo quanto emerso, gli effetti personali del dipendente Mps furono toccati senza guanti, andando ad inquinare dunque la scena dell’eventuale crimine.



Che sia stato suicidio o omicidio è ancora da provare, ma dalle ultime dichiarazioni dei testimoni nell’inchiesta il quadro è ancora più avvolto nel mistero. Aglieco era già stato sentito dai magistrati genovesi nell’ambito dell’inchiesta, poi archiviata, sui presunti festini a luci rosse a cui avrebbero partecipato alcuni magistrati senesi che poi avrebbero insabbiato le indagini sulla morte di David Rossi. La Procura di Genova, apprese tutte le ultime dagli incontri con Aglieco, sarebbe propensa ad aprire una terza inchiesta con un fascicolo che ipotizza i reati di favoreggiamento, omissione d’atti d’ufficio e falso